Ferruccio Gattuso
Ha fatto come il suo protagonista: ha viaggiato in lungo e in largo, raccontando una storia che, per quel che cerca di insegnare, difficilmente ci si immaginerebbe in chiave di musical. Eppure «Siddhartha The Musical», opera pop scritta da Isabeau, Fabio Codega e Fabrizio Carbon sulle musiche del leader dei Nomadi Peppe Carletti, è uno di quei progetti che sembrano smentire perplessità e raccogliere applausi. Non si spiega altrimenti il fatto che, in varie guise (non solo tradotto, anche in lingua originale italiana con sopratitoli), questo musical ispirato liberamente al libro di Herman Hesse ha toccato Europa, Stati Uniti e Sud America e oggi torni, dopo quattro anni, in Italia per occupare il palcoscenico del Teatro Linear4Ciak dal 2 al 5 febbraio (ore 21, domenica ore 16, ingresso 28 euro, info 02.54.66.367). Tra armonie pop, operistiche, suggestioni elettroniche ma anche, ovviamente, sonorità indiane «Siddhartha» è quella che il protagonista storico Giorgio Adamo, ancora una volta coinvolto nel progetto, definisce «una meravigliosa fiaba». «É forse questa caratteristica spiega il perfomer campano, originario del Cilento - ad affascinare il pubblico di ogni latitudine. In fondo, la storia narra di un ricco e bel giovane, cresciuto nella più assoluta bambagia da un potente Re, un uomo che vuole risparmiargli le durezze della vita ma, così facendo, gli ha precluso la conoscenza stessa della vita. Un giorno, una visita inaspettata trasforma Siddhartha, che sente il bisogno di abbandonare le ricchezze materiale e partire, per trovare, attraverso l'illuminazione interiore, il senso dell'esistenza. Tra l'altro, il messaggio parla al nostro contemporaneo: oggi molti genitori cercano di tenere sotto una campana di vetro i propri figli, immunizzandoli da ogni minimo trauma». Tematiche filosofiche e religiose, queste, che potrebbero spiazzare un pubblico desideroso di evasione: «La storia di questo spettacolo racconta diversamente prosegue Adamo In fondo la parabola di Siddhartha richiama alla nostra memoria di occidentali quella di San Francesco». Questa estate Adamo ha raggiunto il Messico dove ha lavorato all'allestimento in spagnolo: «É stato come reimmergermi in un ruolo che mi ha cambiato per sempre spiega l'attore - Io però non sono un credente, mi definisco uno scettico molto curioso.
Per preparami al ruolo, la prima volta quattro anni fa, partii in solitudine per il Parco Nazionale del Cilento, armato di riso e di una canna da pesca. Ho cercato di vivere in modo frugale, avendo pochi contatti con la gente. Mi è servito molto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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