Coronavirus

Il "Silenzio" della Lombardia per le 7.199 vittime del virus

Sala davanti a Palazzo Marino: "Sarà ancora lunga. Dal governo aspetto più fondi, vediamo gli altri Stati"

Il "Silenzio" della Lombardia per le 7.199 vittime del virus

Se ne sono andati anche due sindaci bergamaschi nelle scorse settimane, vite spezzate per colpa del virus maledetto. Il settantenne leghista Giorgio Valoti era primo cittadino di Cene, Raimondo Balicco a Mezzoldo. Era rivolto anche a loro l'omaggio dei sindaci alle vittime lombarde del Covid, salite ieri a quota 7.199, altri 381 in più in un giorno. «Abbiamo avuto parecchi morti anche nella nostra città, ovviamente la situazione non è così tragica come quella che hanno vissuto i miei colleghi di Bergamo e Brescia - ha sottolineato ieri Beppe Sala, alle 12 con la fascia tricolore davanti a Palazzo Marino con la bandiera a mezz'asta come negli altri Comuni d'Italia - Ricordiamo le vittime, i loro cari ed è anche l'occasione per dimostrare affetto a chi è in prima linea, in particolare il personale sanitario che sta dando molto di se stesso e della loro vita». Al termine della cerimonia Sala ammette che per lui «il peggio non è ancora alle spalle, ma ho la percezione che ci sia più che la voglia la necessità nella gente di avere una prospettiva di ripartenza. Mi scrivono in tanti esprimendo le proprie difficoltà, il rischio di perdere il lavoro, l'affitto troppo alto da pagare. Mi pare di capire dal governo che fino a Pasqua non succederà a nulla e questo tempo servirà a capire come si potrà tornare con la giusta gradualità non dico alla normalità, perché non l'avremo finché non si troverà un vaccino, ma a un funzionamento discreto dell'economia e del lavoro. Aprile sarà un mese ancora estremamente difficile, siamo tutti molto stanchi, ho visto dall'agenda che sono 44 giorni che lavoro in maniera continuativa e lo dico solo per dare la dimensione che tocca tutti noi, ma mi appello ai milanesi. Ci sono buoni segni ma siamo lontanissimi dal rischio che sia qualcosa da metterci alle spalle». E lontanissimi dalle attese sono anche i fondi assegnati ai Comuni per gli aiuti alle famiglie, a Milano spettano 7,3 milioni. «Non bastano, è chiaro che quando vediamo cosa fanno altri Stati che sono ovviamente anche più solidi capiamo che c'è ancora molto da fare - contesta -. Il governo dice che è allo studio un piano più significativo, ad oggi è stata solo tamponata la situazione ma ci aspettiamo molto di più». Bresso ha ricordato i suoi 30 morti, Sesto San Giovanni ha dovuto aggiungere proprio ieri un'altra vittima, le perdite sono salite a 28 e il sindaco Roberto Di Stefano ha ricordato davanti alle bandiere a mezz'asta le vittime che «non hanno nemmeno potuto salutare per l'ultima volta i propri cari». E ai concittadini dice: «Abbiamo cambiato le nostre abitudini di vita, stiamo soffrendo molto, ma non deve prevalere lo sconforto».

Almeno un dato positivo emerge invece dall'analisi dei decessi a Milano registrati dall'assessorato ai Servizi funebri del Comune. I morti in generale in città da gennaio al 18 marzo sono stati 3.313, erano 3.409 nel 2019 (ossia 96 in più) e 3.454 nel 2018 (ben 141 in più).

Una spiegazione possibile sta nelle restrizioni anti contagio che hanno ridotto incidenti stradali e cantieri (quindi le vittime sul lavoro).

Commenti