San Raffaele, sindacati bocciati: «Legittimo non applicare il contratto nazionale»

Il San Raffaele ha agito nella legalità quando, dopo essere stato comprato dal gruppo Rotelli, ha deciso di abbandonare il contratto collettivo della sanità pubblica e di applicare quello della sanità privata: cioè la mossa che i sindacati hanno duramente contestato e che è alla base dello scontro senza quartiere in corso nell'ospedale di via Olgettina. A stabilirlo è stato ieri, con una sentenza a sorpresa, il tribunale del lavoro. Per la prima volta, da quando lo scontro è iniziato, si è espressa la magistratura: ed è una decisione che potrebbe cambiare i rapporti di forza.

La sentenza è stata pronunciata dal giudice Silvia Ravazzoni, chiamata a esprimersi sul ricorso per comportamento antisindacale con cui due sindacati di base, l'Usis e l'Usb, chiedevano che il San Raffaele venisse condannato per avere riorganizzato due reparti dell'ospedale (la direzione clienti e il centro prenotazioni) violando le procedure del contratto pubblica. Nel corso della causa il San Raffaele aveva ricordato di avere disdettato unilateralmente dal 31 ottobre 2012 il contratto pubblico e che «dal 1 gennaio 2013 non sussisteva alcun vincolo in tema di informazione, concertazione e contrattazione».

E il giudice ha dato ragione all'ospedale, anche a costo di andare contro a sentenze della Cassazione.

Scrive il giudice: «il contratto nazionale di lavoro della Sanità pubblica non ha mai avuto applicazione diretta da parte dell'Ospedale convenuto, che come noto è un istituto privato, bensì solo tramite accordi sindacali che lo hanno in parte recepito. Non vi dubbio che legittima sia la disdetta di detti accordi aziendali da parte dell'Ospedale». Una botta, appesantita dalla condanna dei due sindacati a risarcire 4mila euro per le spese del processo.

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