Per sciogliere la tensione Beppe Sala fa il «bauscia». Partirà domani mattina in treno per Losanna, dove lunedì si giocherà la partita finale tra Milano-Cortina e Stoccolma-Aare per la sede delle Olimpiadi invernali del 2026, e ammette che «sarà una battaglia all'ultimo voto, è difficile fare pronostici». Ma «userò il weekend - scherzava ieri sul palco del Fuoricinema all'Anteo intervistato dal vicedirettore del Corriere - per convincere gli indecisi e farò un po' il milanese. Andrò vicino ai membri Cio, dirò che ho fatto Expo, se vuoi una cosa ben organizzata, ci penso io». O ghe pensi mi. La tensione però c'è eccome. Ammette che la conferma della presenza del premier Conte arrivata finalmente due giorni fa «è un'ottima notizia, in questo momento serve essere rassicuranti su tutto: sulle garanzie economiche, sul fatto di essere tutti uniti e sulla convinzione». Non vuol transigere alla regola del fair play dettata dal Cio, le città in gara non possono parlar male della concorrente, sottolinea che la paura è che «siccome la Svezia si è candidata 8 volte e non ha mai vinto i Giochi, forse prima o poi glieli daranno, e si sono mossi bene anche diplomaticamente. Ma noi mettiamo insieme la capacità organizzativa di Milano e la bellezza di Cortina. Dopo aver perso Ema ho voluto di nuovo rischiare la mia immagine politica perchè Milano lo merita, poi essendo un ragazzo prudente dico che se perderemo gireremo velocemente pagina e troveremo altri stimoli». In caso di vittoria la cerimonia di apertura si terrà a San Siro, non è dato ancora sapere se nello stadio storico o in uno nuovo di zecca. Sala riferisce che incontrerà i vertici di Milan e Inter prima della pausa estiva e «scopriranno le carte. Io auspico che rimettano a posto il Meazza ma se dovessero dire che hanno paura del rischio di fare lavori mentre giocano il Campionato non potrei non ascoltarli, in un attimo possono andare sulle aree della Città della Salute a Sesto».
Al Fuoricinema Sala ha parlato a tutto campo. «La Milano da bere non ci piace, ma neanche la decrescita felice, quindi si va avanti crescendo ma pensando anche a chi è più in difficoltà. Contare solo i soldi non va bene». Anche se sta arrivando una pioggia di investimenti su Milano, «gli operatori ci dicono che sono in arrivo 13 miliardi di investimenti immobiliari sulla città - riferisce -, ma dato che in centro non c'è più molto spazio gli interessi si stanno orientando sugli ex scali Fs e nei vari quartieri della città. Non vogliamo fare i primi della classe, ma se noi non crescessimo sarebbe peggio per tutto il Paese: l'Italia ha perso 3 punti di Pil, Milano ne ha guadagnati 7».
Non si esime (come sempre) dall'esaminare lo stato di salute del Pd. E si smarca dall'idea di Carlo Calenda di fondare un nuovo partito moderato: «Posso essere solidale, aiutarlo, ma personalmente non sono interessato a uno cosa moderata, solo a dirlo mi dà fastidio». Insiste invece sulla necessità di un movimento alternativo al Pd che punti su equità sociale e ambiente, «gli unici messaggi che i giovani ascoltano».
Ma anche se il duo sul palco gli dedica una canzone anti Salvini e promuove il «sindaco di Milano capo del governo» ribadisce che «per ora» non è interessato ad altro che a guidare la città. Poi «se c'è da punzecchiare e litigare con Salvini lo faccia, ma lui fa un mestiere e io un altro, ed è importante anche il mio». Per ora, poi si vedrà.
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