di Luca FazzoLa speranza è durata poco. «Paiono traversie e sono opportunità», diceva un saggio: e le traversie in cui l'addio di Giuliano Pisapia aveva precipitato la sinistra milanese non erano forse l'opportunità per metterla alla prova, per frugare al suo interno alla ricerca di un'anima finalmente pragmatica, in grado di coniugare valori radicati e amministrazione concreta? Per il suo curriculum, Francesca Balzani poteva sembrare destinata a incarnare questa speranza.Certo, c'era quel lieve inciampo ligure, l'endorsement per Sergio Cofferati che sembrava collocare anche lei nell'eterno leit motiv, «l'importante è non vincere», della sinistra italiana: però altri pezzi, come l'esperienza europea e il breve ma intenso lavoro compiuto come assessore al Bilancio, parevano incutere un cauto ottimismo. Insomma, dopo il precipitoso ritiro dalla scena delle primarie di Emanuele Fiano (che qualche buon segnale in questo senso l'aveva pur dato), la candidatura Balzani poteva offrire la prova della esistenza in vita di un progetto politico con possibilità di successo a sinistra della candidatura di Beppe Sala, ovvero del Partito della Nazione renziano, ovvero di quelli che una volta sarebbero stati liquidati senza troppi complimenti come poteri forti e fronte degli affari. Invece, è bastato che alla vigilia di San Silvestro la signora uscisse allo scoperto ed ecco che si scopre che dietro il sorriso c'è il nulla: le chiacchiere, i maglioni di Paolo Limonta e i golfini di lady Mozzoni Crespi, l' aranciosinistra dei comitati, l'assessorato alla movida, persino la resurrezione della proposta più strampalata dei talebani antitraffico, l'estensione dell'Area C non si capisce fin dove, se fino al Corvetto o alla tangenziale o al Ticino, già glissata saggiamente da Pisapia in quanto palesemente impraticabile e ora rispolverata con la scioltezza con cui si rispolverano le balle elettorali.
Certo, portare un progetto concreto che potesse confliggere con la corazzata Sala sarebbe stato più impegnativo, avrebbe costretto a scontentare qualcuno dei maglioni o dei cachemire, e magari ad ammettere che la «bella stagione» di Pisapia qualche nuvolone lo ha comunque portato con sé e che parlare di cambiamento a sinistra non è come smadonnare all'oratorio: ma forse il 7 febbraio sarebbero state primarie vere. Invece, il nulla delle chiacchiere: davvero, anche stavolta, l'importante è non vincere. Sala, sentitamente, ringrazia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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