La nuova gioiosa macchina da guerra si è inceppata un'altra volta. La Lombardia non ne vuole sapere di ex, post e neo comunisti. Tutti cedono qualcosa alle Cinque stelle, che comunque in terra lombarda brillano meno che altrove. Ma la sinistra esce dalle urne con le ossa rotte, mentre il centrodestra si conferma.
Il Pdl perde qualcosa, certo, rispetto ai fasti di qualche anno fa, ma sulla regione più importante d'Italia resta il marchio di Silvio Berlusconi. Il Popolo della Libertà convince un elettore su cinque: è al 20 per cento in Lombardia 1 e 2, al 21 in Lombardia 3. La Lega Nord aggiunge un altro 14 per cento (il 17 in Lombardia 2). Una cifra lontana dai record del 2008, ma sempre un buon bottino. Si devono aggiungere poi le fette di elettorato conquistate dai «Fratelli d'Italia», dalla Destra e dagli altri alleati del Cavaliere.
La sinistra è delusa, lontana, ostile. Il Pd diventa primo partito, è vero. Ma cresce meno del previsto, anzi il dato politico è che i democratici - complessivamente - non crescono affatto. Troppo spostati a sinistra, troppo vecchi, poco radicati: questo lo diranno le analisi e l'esame dei flussi elettorali. Ma un verdetto è già arrivato con nettezza: non possono ambire a conquistare la Regione più dinamica e sviluppata d'Italia con un consenso che naviga fra il 20 e il 30 per cento, e con un solo alleato solido e vero, quel Vendola che raccatta poco più del 2 per cento. Il centro democratico dell'assessore Bruno Tabacci, molto visibile e sopravvalutato, sparisce dai radar. Malissimo anche la sinistra «vera» e radicale, quella di Antonio Ingroia. La «Rivoluzione civile» guidata dal magistrato è poco sopra l'1 per cento. Delusi, a dir poco, i piccoli apparati «falce e martello»: Rifondazione Comunista, Comunisti italiani. Stessa sorte per il piccolo partito personale del giustizialista Antonio Di Pietro, ex pm a Milano. Sembra tutta archeologia partitocratica. Tutti asfaltati dal fenomeno del giorno: il Movimento 5 stelle. Il partito di Beppe Grillo va bene, benissimo. Non sfonda come in altre regioni, è vero, ma nelle varie zone viaggia fra intorno al 20 per cento. Il 21 in Lombardia 3, il 18 in Lombardia 2, il 20 in Lombardia 1.
Altra storia al centro, dove il magro risultato della «Scelta civica» di Mario Monti è sufficiente a cancellare di fatto gli avversari. L'Udc nella circoscrizione 1 della Lombardia sta sotto l'1 per cento. Futuro e Libertà di Gianfranco Fini racimola un triste 0,2 per cento.
Scendendo ancora troviamo «Fare per fermare il declino». Il partitino ultra-liberista fondata da Oscar Giannino si barcamena intorno all'1 per cento. I Radicali di Marco Pannella, che si sono presentati sotto la sigla «Amnistia, giustizia e libertà» ed erano presenti in Lombardia solo al Senato, si sono fermati a circa 10mila voti (0,2 per cento). Meno dei Comunisti «duri e puri» di Marco Ferrando, meno di «Civiltà rurale e sviluppo», e meno di Forza Nuova, che sfiora lo 0,3 per cento.
Questi i primi verdetti della prima elezione di febbraio, l'elezione sotto la neve, con un'affluenza in calo.
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