Al soccorso di via Commenda più di cinque casi a settimana

Nei primi otto mesi del 2006 il servizio di assistenza per le vittime di violenze ne ha già aiutate 172. Ma solo il 43 per cento ha voluto denunciare lo stupro alla polizia

Circa ventidue al mese, più di cinque a settimana. È il bilancio, preoccupante, dei primi otto mesi di visite del 2006 al Soccorso violenze sessuali alla clinica Mangiagalli, aperto 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. Il centro, che il 15 maggio ha compiuto dieci anni, dal ’96 ha già offerto assistenza medica e psicologica a 2.207 vittime di violenze sessuali (tra cui la donna che domenica è stata aggredita in viale Umbria), ma la direttrice Alessandra Kustermann sottolinea che «negli ultimi anni c’è stato un progressivo aumento dei casi». Sono stati ben 172 nei primi otto mesi del 2006, nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati 146 e l’anno prima 126. Ma, fa presente Kustermann, «stimiamo che emerga solo il 10-20 per cento degli stupri realmente avvenuti. Generalmente le vittime arrivano a noi indirizzate dal pronto soccorso o dal medico a cui si sono rivolte per primo, a volte dalla questura. Ma delle donne che abbiamo assistito nell’ultimo anno, solo il 43 per cento ha sporto denuncia alle forze dell’ordine». Una ritrosia motivata spesso, probabilmente, dal fatto che le vittime conoscono bene i loro aguzzini, o sono addirittura dei familiari. Così è stato nel 59 per cento dei casi affrontati nel 2006 all’Svs di via Commenda 12, mentre lo stupratore era uno sconosciuto nel 37% dei casi, e per il 4% è stato impossibile ricostruire i fatti.
Il centro puntualizza che la violenza di strada, che è riportata dai mass media e suscita più allarme sociale, è in assoluto l’evento più raro.

E non riguarda quindi solo le donne immigrate o provenienti da ceti bassi, ma è diffusa trasversalmente tra tutti gli strati sociali. Da gennaio a domenica scorsa, il 33% delle donne assistite al soccorso della Mangiagalli era una minorenne, nel 63% dei casi un’italiana.

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