Una società relativamente ricca ma sempre più anziana e un po' stanca. La ricerca Eupolis presentata ieri prefigura prospettive preoccupanti per la Lombardia. E una vera e propria crisi demografica. Oggi si contano 150 anziani ogni cento giovani, fra 30 anni ci saranno 250 anziani ogni cento giovani. «Dobbiamo pensare a nuove politiche di sostegno alla famiglia e che aiutino i giovani a fare figli - ha commentato presentando le statistiche il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo - perché oggi solo il 10% delle coppie dichiara di essere nelle condizioni di realizzare un progetto genitoriale concreto. E se non c'è la volontà concreta di fare figli, la nostra società non può avere futuro».
Denatalità e invecchiamento sono le principali tendenze demografiche rilevate. In realtà il tasso di fecondità in Lombardia (1,44) è lievemente più alto di quello nazionale (1,35), ma sempre inferiore alle medie europee. Tra coloro che si trovano in una condizione in cui affrontare scelte procreative, il 61% si dichiara propenso ad avere figli nell'immediato o in un prossimo futuro, ma coloro che stanno attivamente cercando di realizzare un proprio progetto di generatività sono solo il 10%: un cittadino lombardo su 10 tra coloro che sono nelle condizioni di poterlo fare. «Avere un figlio - si dice - è non solo fonte di una grande gioia, ma anche di una serie di sacrifici», economici, di tempo e di energie personali. E senza una valida rete familiare e sociale di supporto, avere e far crescere un figlio per la quasi totalità degli intervistati è oggi una vera e propria sfida. Coloro che dichiarano di non avere in programma figli, in effetti, indicano per lo più due motivi: la scelta di mantenere invariata la condizione familiare (soddisfacente) e la precarietà economica e lavorativa.
Con il tema dell'invecchiamento, quindi, è stata approfondito quello della condizione giovanile. Nel 62% dei casi i giovani da 18 a 34 anni dichiarano di lavorare mentre sono il 14% coloro che rientrano nella condizione di «Neet», che non studia e non lavora (tra questi ultimi, circa 4 su 10 affermano di non essersi impegnati nella ricerca di un lavoro dopo la fine degli studi). «Un numero significativo - ha commentato la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi - che deve interrogarci sulla necessità di trovare soluzioni adeguate e risposte capaci di dare maggiore fiducia e stabilità alle aspettative e alle prospettive di vita dei nostri giovani, che oggi fanno sempre più fatica a trovare un percorso di vita proprio, autonomo e soddisfacente».
In ogni caso che il reddito medio netto delle famiglie lombarde è mediamente più alto di quello italiano (34,8 mila euro all'anno contro 29,5 mila) e
la quota di popolazione in grave deprivazione materiale e a rischio di povertà o di esclusione sociale in Lombardia è molto più bassa che in Italia (anche se l'indicatore non è ancora tornato ai livelli pre-crisi).AlGia
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