«Soldi ai rom per farsi la casa? Non ci credo...»

«Il Comune pagherà per dare una casa ai rom? Ma stiamo scherzando?». Di fronte alla notizia del finanziamento da 2 milioni di euro voluto da Palazzo Marino e ministero dell’Interno per trovare una soluzione abitativa ai nomadi dei campi autorizzati, la prima reazione dei cittadini è l’incredulità. Specialmente i residenti che vivono vicino a via Triboniano, nel quartiere Gallaratese, stentano a credere alle loro orecchie. «Non è possibile - insiste accalorandosi un’anziana -. Ho sentito di persona il vicesindaco Riccardo De Corato mentre diceva che lui non è favorevole a queste cose, e che con il tempo avrebbero cacciato tutti i rom. E adesso viene a dire che vuole anche pagargli la casa? Ma prima diamola agli italiani, non agli stranieri». A scandalizzare di più qualcun altro, come i vecchietti che fanno crocicchio attorno a una panchina, è la somma di denaro destinata al progetto. «Noi non siamo razzisti - assicurano -, ma questa è una cosa insostenibile, qui si parla di milioni».
Ma non tutti sono così gentili. Un ragazzotto che sta scaricando la macchina, appena rientrato dalle vacanze, dice lapidario: «Già questo quartiere è uno schifo, ci mancano solo i rom». E aggiunge un suo amico: «I nomadi non li posso proprio vedere, mi fanno venire il voltastomaco. Non hanno rispetto per nessuno, danno fastidio a tutti, non sanno stare al mondo». E se i giovani non pesano più di tanto le parole, neanche ai più anziani va tanto giù di dover pagare la casa ai nomadi di tasca propria, attraverso le tasse. «Mia figlia aspetta da 30 anni che le assegnino un appartamento - racconta un signore con i baffi bianchi -. Ma tanto il Comune e l’Aler non capiscono niente. E poi, se si danno le case ai rom, è facile immaginare le conseguenze. Una famiglia proveniente da Triboniano è venuta ad abitare nel nostro palazzo e ci sta creando un sacco di problemi. Sono maleducati, non pagano l’affitto, rompono i muri della cantina, fanno rumore di notte. Per me si dovrebbe prenderli tutti e metterli in un unico quartiere, così almeno si spaccano le corna tra di loro». Mentre un signore di mezza età osserva: «Se la soluzione pensata dal Comune è questa, allora è meglio che i rom restino accampati».
Una donna con le borse della spesa invece domanda: «Ma perché in Svizzera non ci sono i nomadi, mentre in Italia ce li troviamo dappertutto, e sono tutti delinquenti? Bisognerebbe rimandarli al loro Paese». L’edicolante albanese di via Appennini commenta: «È meglio aiutare i piccoli commercianti, che sono in crisi e stanno vendendo la metà». Mentre un carrozziere si limita a dire: «Chi risiede e lavora intorno a via Triboniano vive nel Far West, ho paura a parlare perché poi mi bruciano l’officina». Contraria alla decisione del Comune anche Antonietta Spinella, presidente del comitato Lago dei Tigli: «Come al solito, esistono due pesi e due misure. L’italiano che non offre garanzie alle banche per il mutuo deve dormire sotto a un ponte, i rom invece sono favoriti in tutti i modi. Bisognerebbe avere il pugno un po’ più duro, altrimenti non ci libereremo mai dei campi nomadi. E invece, quando le istituzioni parlano di Triboniano è solo per dare dei soldi a chi ci vive, un milione di euro a volta».

Alle perplessità dei cittadini risponde indirettamente l’assessore comunale alle Politiche sociali, Mariolina Moioli: «Aiuteremo solo gli italiani, ma chiedo anche quanto costa ai milanesi lo stato attuale di illegalità e degrado, umano e ambientale».

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