A Soncino, il borgo sforzesco che fa rivivere le tradizioni

Merita la gita la località che ospita la rocca più suggestiva della Lombardia. E molte prelibatezze...

Roberto Perrone

Proprio al centro della pianura, lontani dal clamore delle grandi arterie di comunicazione, il Viaggiatore Goloso scopre borghi meravigliosi. Come Soncino, all'estremo lembo della provincia di Cremona che si insinua in quella di Brescia, con l'Oglio confine naturale. Una posizione strategica, da una parte la Serenissima, dall'altra il Ducato di Milano. Il destino di borgo fortificato per Soncino era scritto. Un tempo questi luoghi erano ricchi di acque, boschi fitti e paludi estese che andavano sotto il nome di Lago Martino. La prova sono le due ampie riserve naturali, Bosco dell'Isola a Nord e Bosco di Barco a Sud. Qui si sviluppa un'ampia vegetazione: dai radi pioppi neri agli olmi, dagli aceri alla canna palustre e si annidano uccelli come il pendolino, il martin pescatore, il raro gruccione, l'airone cinerino, il merlo, la folaga che scivola sull'acqua; oppure animali più difficili da vedere: la donnola, la faina, il tasso e la volpe.

Avvicinandosi al borgo, si alzano le mura della Rocca Sforzesca, tra le meglio conservate del Nord Italia. Qui le prime fortificazioni apparvero attorno all'anno Mille, mentre la progettazione dell'edificio risale alla fine del 400, affidata agli architetti militari degli Sforza Stefano da Lonate, Danesio de' Maineri, Serafino Gavazzi da Lodi e Jacopo de Lera. Il castello fu eretto in solo anno, nel 1473 era pronto. Per lungo tempo fu residenza della famiglia Stampa. Il marchese Ermete I aggiunse alla rocca il «rivellino», elemento fortificato staccato dalla cinta muraria a maggior protezione di questa. La particolarità: lo rivolse verso il borgo. Più dei nemici temeva i suoi sudditi. La rocca, restaurata dopo l'abbandono, ha quattro torri: tre di pianta quadrata ed una circolare.

Tempo di un buon cappuccino, un croissant, una fetta di torta, una sfogliatella o un aperitivo al Caffè Mozart. Aperitivo forse è meglio, perché ci accomodiamo al ristorante Molino San Giuseppe non distante dalla Rocca. Scegliamo: antipasto alla Cantarelli, con salumi e assaggi di sfizi caldi e freddi; casoncelli di «piazza vecchia» al burro, polvere di guanciale e aria di salvia; petto, coscia e ala di faraona, pure di patate e scalogno; degustazione di formaggi con confettura e miele. Molti dei prodotti utilizzati vengono dalla cascine della zona. Un'altra sosta golosa è possibile all'Enoteca I 5 Frati in una corte medievale del centro. Per accompagnare le bottiglie in carta, taglieri di salumi e formaggi, battuta al coltello con nocciole e pane carasau. Adiacente all'Enoteca, la cappella dei Barbò risale a metà del 400. Secondo la leggenda, venne fatta costruire da Luchina Barbò che, colpita dalla predica di un domenicano, lasciò la sua vita agiata per dedicarsi alla carità.

Quante storie per queste antiche strade. La tipica struttura a torre trecentesca che ora abbiamo davanti è sempre stata chiamata «la casa degli stampatori ebrei di Soncino». Si trova nel quartiere di Nord-Est del Borgo un tempo abitato dagli Ebrei. Qui sorgevano anche il cimitero ebraico e probabilmente la sinagoga. Qui c'era anche una delle prime stamperie europee che editò e la prima Bibbia ebraica. Dal 1998, restaurata, ospita il museo della Stampa che ospita strumenti e documenti che raccontano la storia di questa grande arte.

La chiesa di San Giacomo venne edificata nel XIV secolo sull'area di un antico «Xenodochium», un ospizio per pellegrini. I canonici lateranensi di San Cataldo di Cremona a cui venne affidata, completarono la torre campanaria, dall'insolita forma eptagonale. Poi venne il chiostro. Ad affrescarla i fratelli cremonesi Alessandro e Giuseppe Natali. Da non perdere il gruppo scultoreo in cotto raffigurante il Compianto del Cristo Morto, probabilmente di Agostino de Fondulis. Per concludere la visita, una doppia tavola con cucina padana solida e gustosa. Alla Trattoria Cooperativa, affettati, casoncelli alla bergamasca-bresciana come forma, ma con il ripieno del tortello di zucca, carni alla griglia, arrosti, pesciolini fritti.

Poco distante, all'Allevamento del Cortese troviamo un avviato allevamento di cavalli e un ristorante: gnocco fritto e salumi nostrani, ravioli casalinghi al petto d'anatra con burro fuso e salvia, risotto al prosecco con scamorza affumicata e zucchine e un filettino di maiale con fichi e cipolle rosse. Buon appetito.

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