Sono 1.783 le donne che l'anno scorso si sono rivolte ai centri antiviolenza convenzionati con il Comune di Milano. La maggior parte (911) ha un'età compresa tra i trenta e i quarantanove anni mentre 403 sono ragazze under 30 a cui si aggiungono anche quarantasei giovani non ancora maggiorenni e altrettante over 70. Molte delle donne che si presentano agli sportelli o contattano telefonicamente i centri denunciano maltrattamenti fisici (1.203), psicologici (1.245), sessuali (322), di tipo economico (235) o legati a comportamenti persecutori (188). Sono per la maggior parte lavoratrici (891), anche se è elevato anche il numero delle disoccupate (427) e delle studentesse (135). In 87 casi hanno dichiarato di essere casalinghe e in 78 casi di essere pensionate.
In 1336 casi i loro «aguzzini» sono mariti, ex mariti, conviventi o ex conviventi, partner o ex partner, ma si registrano anche casi in cui la violenza arriva da parte di altri familiari (198) o di persone conoscenti (146). La rete antiviolenza sostenuta dal Comune comprende oggi nove Centri antiviolenza e nove Case rifugio. Ha organizzato al suo interno anche gruppi di lavoro tematici su violenza e disabilità, su violenza e donne con background migratorio, su violenza e luoghi di lavoro e sulla comunicazione.
E la giunta ha approvato giorni fa le linee di indirizzo per individuare soggetti pubblici o del Terzo settore disponibili a portare avanti con il Comune attività di contrasto alla violenza di genere. La durata del progetto comprende il biennio che va da gennaio 2020 a dicembre 2021. Le risorse ammontano a oltre 1,8 milioni (1,5 dell'amministrazione e 315mila euro stanziati dalla Regione). Verrà lanciato un avviso pubblico attraverso il quale si renderà nota la volontà del Comune di procedere alla coprogettazione del servizio secondo 4 linee di intervento. Innanzitutto, garantire il supporto alle donne maltrattate grazie ai servizi offerti dalla rete dei Centri Antiviolenza che, a titolo gratuito, offrono colloqui telefonici o incontri in sede, supporto psicologico, orientamento e assistenza legale e ai servizi volti all'autonomia economica e abitativa. Secondo, offrire protezione e ospitalità attraverso le Case Rifugio che mettono a disposizione appartamenti o posti letto in strutture dedicate. Chi si candida dovrà avviare campagne di prevenzione e sensibilizzazione sul tema, sostenendo progetti diffusi sul tutto il territorio cittadino e, quarto punto, monitorare i percorsi individuali di riscatto sociale e psicologico delle donne seguite, anche attraverso la costituzione di un'equipe operativa che avrà sede presso la Casa dei Diritti di via De Amicis 10. I progetti presentati saranno valutati con un massimo di 100 punti (fino a un massimo di 80 assegnati sulla base della proposta progettuale e massimo 20 sulla base della proposta economica), tenendo conto che ogni proposta deve comprendere un cofinanziamento da parte del proponente pari almeno al 10% della spesa comunale.
«La lotta alla violenza sulle donne - dichiara l'assessore alle Politiche sociali Gabriele Rabaiotti - è al centro di tante delle nostre azioni e con questa misura confermiamo la volontà di andare avanti con sempre maggiore convinzione per far capire alle ragazze e alle donne che non sono mai sole».
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