Gli esponenti milanesi del Pdl - dal capogruppo comunale al coordinatore provinciale - avevano preso subito le distanze da Corrado Biondino, l'esponente del partito a San Giuliano Milanese che lunedì ha pubblicato su Facebook un fotomontaggio con le immagini affiancate dei sindaci di Milano e del comune dell'hinterland, Giuliano Pisapia e Alessandro Lorenzano, con la scritta «Non ti verrebbe voglia di prenderli a picconate?». E il ministro Angelino Alfano ieri a Milano per il tavolo sulla sicurezza in prefettura ha assicurato, seduto accanto a Pisapia, che «l'autore di quelle stupide immagini su Facebook è stato sospeso dal Pdl».
«Fermo restando» che Biondino non è più coordinatore a San Giuliano Milanese, ha poi aggiunto nel pomeriggio il commissario provinciale del partito Luca Squeri, «il Pdl condanna con fermezza la sua iniziativa e sollecita» da parte dell'autore del manifesto choc «immediate e pubbliche scuse. In caso contrario sarà immediatamente deferito ai probiviri per le procedure previste dal codice etico interno».
Dalle picconate come provocazione a quelle di Mada Kabobo, che in un'ora di follia l'11 maggio a Niguarda hanno ucciso tre passanti. Dalla «documentazione medica trasmessa dalla Casa Circondariale di Milano» e «dalle dichiarazioni rese dall'indagato» nell'interrogatorio «emergono segni inequivocabili di una situazione di infermità mentale». Così si legge nell'atto con cui la Procura di Milano nei giorni scorsi ha chiesto una perizia psichiatrica sul ghanese di 31 anni.
Il pm Isidoro Palma ha chiesto al gip di Milano, Andrea Ghinetti, di «procedere con incidente probatorio», per «cristallizzare» la prova in vista del processo, a una perizia «finalizzata» ad accertare «la capacità dell'indagato di partecipare coscientemente al procedimento» e «di intendere e di volere al momento del fatto» e a sua «pericolosità sociale». Il giudice deciderà nei prossimi giorni. Kabobo, detenuto a San Vittore, è accusato di triplice omicidio, rapina (ha portato via i cellulari alle tre vittime) e lesioni nei confronti di un'altra persona, colpita con una spranga di ferro.
«Qualsiasi tipo di violenza
- ha affermato ieri il ministro all'Integrazione Cecile Kyenge - è da condannare, non ha né colore, né etnia, né appartenenza e chi delinque ne paga le conseguenze: siamo tutti uguali davanti alla Legge».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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