Cristina Bassi
La sparatoria aveva sconvolto la movida di piazzale Loreto un sabato sera all'ora dell'aperitivo. Il cadavere e il sangue di Antonio Rafael Ramirez, giustiziato con pistola e coltello per uno sgarro nel giro della droga, erano rimasti a terra a pochi metri dai negozi di Buenos Aires. Tanto che due giorni dopo il sindaco Giuseppe Sala, incalzato dalle polemiche sulla sicurezza, invocò l'intervento dell'esercito in città. Ieri uno dei due dominicani accusati dell'omicidio, il 26enne Jeison Elias Moni Ozuna, è stato condannato con il rito abbreviato a 18 anni di carcere. L'altro dominicano resta ricercato.
La condanna è stata decisa dal gup Stefania Donadeo. Il pm Piero Basilone nell'udienza di ieri ha abbassato l'iniziale richiesta di pena da 30 a 17 anni e quattro mesi di carcere. Perché l'imputato, al processo, ha avuto un atteggiamento collaborativo. E perché evidentemente ha ritenuto convincenti alcune argomentazioni della difesa rappresentata dagli avvocati Rocco Romellano e Francesca Salvatici. Prima del verdetto dunque il pm ha riformulato la richiesta: al ribasso. Una circostanza inusuale. Nella scorsa udienza l'imputato aveva reso dichiarazioni spontanee. In cui aveva fornito elementi che confermavano la ricostruzione dei fatti degli inquirenti, poi ulteriormente arricchita dalla difesa. Il giudice ha quindi riconosciuto le attenuanti generiche, che controbilanciano l'aggravante della premeditazione.
Le indagini condotte dalla Squadra mobile hanno ricostruito, anche grazie alle telecamere di sorveglianza, la dinamica dell'omicidio. Ramirez aveva con i due connazionali che poi l'hanno ucciso un debito di 10mila euro per una partita di droga di cui si era appropriato. La sera prima del delitto, avvenuto il 12 novembre 2016 poco dopo le 19, la vittima e Moni Ozuna avevano avuto una discussione fuori da un locale. Il pomeriggio dell'omicidio, ha spiegato in aula l'imputato, il complice oggi latitante ha telefonato a Moni Ozuna (che invece è stato catturato in provincia di Siena alcuni giorni dopo i fatti): «Dobbiamo ammazzarlo o mandarlo all'ospedale», gli ha detto infuriato. Poi l'appuntamento poco lontano dalla piazza per la consegna delle armi, infine l'imboscata. L'uomo ancora ricercato ha sferrato le prime coltellate a Ramirez, mentre Ozuna lo avrebbe raggiunto con due colpi di Beretta calibro 7.65. I due dominicani per la Procura hanno concorso all'omicidio. Il secondo killer di Loreto si nasconde probabilmente all'estero.
Alle 5 del mattino del 13 novembre 2016 ha chiamato il complice dicendogli di essere a Malpensa per prendere un volo diretto a Madrid. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Non è servito a ottenere informazioni neppure l'arresto della sua fidanzata venezuelana con l'accusa di favoreggiamento.
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