Una manovra «tombale» a detta di tutti i governatori è quella che il governo Monti sta imponendo alle Regioni. Una spending review, detta all'inglese, che colpirà le amministrazioni locali molto più dei ministeri, la denuncia del presidente della Lombardia Roberto Formigoni. Che ha più volte ricordato come sia assurdo chiedere tagli agli enti virtuosi che i risparmi li hanno già fatti. E che rischierebbero solo di non poter più offrire servizi essenziali come trasporti e sanità. Casomai sarebbe il caso di rivolgersi a regioni che fino a qualche anno fa per la sanità non avevano nemmeno un bilancio scritto. Perché in Lombardia l'ottimizzazione della spesa è pratica già abbondantemente avviata. Come a dire che quello che oggi chiedono Monti e il supermanager Enrico Bondi oggi commissario straordinario per la Razionalizzazione della spesa pubblica, al Pirellone lo fanno già da tempo.
A dirlo i numeri. Cominciando dalla riduzione dei costi delle forniture grazie alla riduzione dei tempi di pagamento. Appena 60 giorni dal ricevimento della fattura, oltre 900mila quelle digitalizzate ogni anno. Con i conseguenti risparmi dovuti alla riduzione dei contenziosi. Già operativa la Cra (Centrale acquisti regionale) per bandire quelle gare aggregate che ora il governo vuol incrementare a livello nazionale. Oltre 2,2 miliardi di euro di base d'asta, di cui l'80 per cento di spesa sanitaria e 200 milioni di euro di risparmio rispetto alla spesa storica. Bilancio positivo anche per la razionalizzazione del personale, con la giunta che ha un costo per cittadino di 21 euro a fronte di una media nazionale di 133. Il costo degli organi istituzionali è 9 euro a lombardo, mentre la media italiana è di 24 e il valore massimo addirittura 199. L'indice di virtuosità (incidenza del costo del personale rispetto alla spesa corrente) in Lombardia è dello 0,9 per cento, rispetto al valore medio nazionale del 4,3 e a quello massimo che arriva al 28 per cento. Questo perché dal 1995 al 2010 il personale della giunta è diminuito del 30 per cento e i dirigenti del 54. Regione Lombardia ha il minor numero di dipendenti rispetto agli abitanti (un dipendente ogni 3.300, metà della media nazionale). E poi assorbimento dei rinnovi contrattuali e rispetto delle norme più stringenti del turn over che se applicate a tutte le amministrazioni pubbliche, avrebbero consentito un risparmio di 41 miliardi di euro.
Nel capitolo «dismissione immobili regionali», l'operazione è partita nel 2006 con la cessione di 27 stabili per un incasso di 55 milioni di euro. La costruzione di Palazzo Lombardia ha riunificato tutte le sedi sparse, consentendo un risparmio annuo, ad esempio rispetto al 2010, di quasi 15 milioni di euro. Già centralizzate tutte le forniture per connessioni di rete e telefonia fissa con riduzione dei costi telefonici del 12 per cento. E una nuova infrastruttura per le videoconferenze ha permesso la riduzione delle missioni e dei relativi costi. Tagliate del 61 per cento le spese di formazione, del 45 quelle per la comunicazione, del 13 quelle per la manutenzione ordinaria e del 39 per cento quelle delle «consulenze istituzionali e comitati». La stangata sulle famigerate auto blu ha già prodotto un riduzione del 23 per cento.
Poche anche le poltrone visto che, dopo un'accurata razionalizzazione delle partecipazioni, oggi la Regione possiede solo cinque società partecipate in modo totalitario (una delle quali Arexpo per la gestione delle aree destinate a Expo 2015) e ha partecipazioni in tre società: Ferrovie Nord, Navigli ed Expo.
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