Chissà se domani a Roma Letizia Moratti tornerà alla carica con il suo foglietto di nomi e numeri, cariche e stipendi dellaspirante amministratore dellExpo, Paolo Glisenti, e degli altri da lui in giù. Alla riunione di venerdì scorso con Berlusconi e i ministri, prima sessione del Cipem, le somme da capogiro sono rimaste nella cartellina del Comitato, travolte dalle perplessità dei tecnici della presidenza del Consiglio. Difficili da mandare giù in un momento di tagli alle spese e ansie di bilancio. Si favoleggia di un compenso di 700 milioni fissi più una componente variabile più i premi più gli incentivi, per un totale difficile da pronunciare. Nessuno prima di quel momento aveva visto le carte e mettere la presidenza del Consiglio davanti al fatto compiuto è stata considerata una mossa indelicata, per non dire istituzionalmente scorretta.
Berlusconi, prima di avocare a sé la pratica, si è scusato per non aver potuto finora occuparsene direttamente. Adesso lui, il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, e il sottosegretario Gianni Letta sono personalmente al lavoro sul decreto, decisi a sfornare una soluzione prima delle vacanze. Lintenzione è presentare «vari scenari» in colloqui telefonici preliminari con Moratti, Formigoni e Penati, così da arrivare con una soluzione già pronta, rapida e indolore.
Tremonti (rinforzato dagli uffici giuridici) ha espresso sbigottimento davanti a un assetto societario che imporrebbe a Stato, Regione, Provincia, Camera di Commercio, Fiera e altri enti interessati di mettere soldi in una società in cui non possono controllare come vengono spesi. Lamministratore unico deciderebbe su finanziamenti dei quali nessuno potrebbe giuridicamente chiedergli conto: i ministri, come gli altri membri del Cipem, sarebbero responsabili patrimonialmente e per di più senza possibilità di decidere. Un problema giuridico e politico (assurdo coinvolgere il governo perché non abbia voce in capitolo) talmente evidente da aver messo daccordo una cordata di interessi eterogenei ma determinati a convincere la Moratti a un passo indietro.
Tra le ipotesi di governance trasformare lamministratore unico della SoGe (la società di gestione) in amministratore delegato con un cda di riferimento oppure lasciare lamministratore unico che vuole la Moratti inserendo la figura di un presidente di garanzia. Berlusconi ha sollevato qualche dubbio anche per lunanimità che manca sul nome di Glisenti, soprattutto in considerazione di un ruolo così pesante. La Moratti sembra voler tener duro ma si parla già di manager e politici da affiancare o sostituire, come Lucio Stanca o Stefano Parisi. Cè chi ha suggerito persino Bruno Ferrante, lex prefetto candidato a sindaco di Milano, perché vicino agli ambienti di An, ai Ligresti. Nel curriculum vanta lesser stato capo di gabinetto del presidente, Giorgio Napolitano, quando era ministro dellInterno. Uno spauracchio per la Moratti.
Alla fine il clima sembra più disteso con Penati. «Sono rimasto lunico di centrosinistra» scherzava il presidente della Provincia alla riunione del Cipem. «Sei lulitmo dei mohicani» la replica sorridente di Berlusconi. E Penati: «Spero di non fare la stessa fine». Lui è perplesso come il presidente della Regione, Formigoni, che chiede un cda per controllare lamministratore. «A che titolo giuridico dovremmo versare i finanziamenti?» domandano al Pirellone. Non solo lì. I dubbi serpeggiano nellintero sistema economico milanese, dalla Cdo alla Camera di Commercio ai costruttori.
Lisolamento di Palazzo Marino rafforza legami insoliti, come quello tra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno (al quale Tremonti ha concesso i finanziamenti per Roma capitale), e Formigoni, che lha incontrato di recente a Milano (non così la Moratti).
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