Squillo e papponi? Hanno 13 anni

I Parioli. L'Aquila. E prima di tutte, Milano. Era il 2009 quando l'ambulatorio del professor Luca Bernardo che al Fatebenefratelli si occupa di disagio adolescenziale, lanciava l'allarme: ragazzine neppure 14enni che facevano sesso nei bagni della scuola per avere in cambio «qualcosa», un oggetto griffato, un Ipod, oppure come adesso all'Aquila anche solo una ricarica per il telefono. Bastava un segnale per fissare l'appuntamento in qualche angolo nascosto della scuola. Succedeva così «in quasi tutti gli istituti di Milano», scrivevano i giornali. Otto le ragazze seguite da allora al Fatebenefratelli, di cui sette di famiglie «perbene». Sono passati quattro anni. Alcune sono andate all'università, altre lavorano. Sono state in cura. Hanno seguito dei percorsi specifici, ma qualcuna ancora oggi non ha perso l'abitudine a usare il suo corpo proprio come un facile strumento magari cercando di approcciare in maniera sensuale il professore col quale deve dare l'esame. Una di loro si è persa per strada. Prima la cubista in discoteca ora la escort. Ma il fenomeno per Bernando non si è fermato lì. «È molto più diffuso e devastante di quello che si vede. E non c'è città che ne sia immune», dice. Anzi Le baby prostitute all'interno delle scuole hanno invece fatto emergere in questi anni un'altra figura: una sorta di baby-papponi, compagni di scuola che mettono in contatto le ragazze con «clienti» all'esterno degli istituti. Magari ragazzi più grandi che pagano per avere il numero o l'appuntamento con le ragazze «facili». Per Bernardo quella dei ragazzini che fanno da tramite è vista e riconosciuta all'interno degli istituti sempre più come una vera e propria figura «professionale» perché viene compensata col denaro. Un «lavoro», insomma. «Nei racconti dei ragazzi che abbiamo avuto sotto osservazione compare sempre più spesso questa figura», racconta Bernardo ammettendo che comunque non è facile entrare dentro questa rete. Baby prostitute e baby clienti si mandano il segnale, se non ricevono il permesso di uscire dall'aula, si fanno cacciare fuori. «Lo fanno con assoluta freddezza - spiega Bernando - il loro corpo non è un valore ma un disvalore. Spesso si tratta di ragazze che utilizzano anche la webcam, si spogliano e mettono i filmati in rete». Ed è proprio qui che adesso psicologi e medici del suo ambulatorio cercheranno di infiltrarsi.
È stata creata una task force con profili fittizi di adolescenti o adulti per entrare nei forum frequentati dai ragazzi e sollevare il velo su tutto questo mondo sommerso. «Sono poco propensi a parlare ma ora li cercheremo noi e sono convinto che nell'arco di un anno avremo dei dati molto interessanti», annuncia. L'unico dato per ora conosciuto risale a due anni fa. «Un'indagine su 13mila adolescenti del nord Europa rilevava che a prostituirsi era l'uno per cento delle femmine ma addirittura l'1,5 per cento dei maschi. Quasi mai di ragazzi poveri che finiscono sulla strada per guadagnare qualche soldo».

Si tratta per lo più di adolescenti - ragazze e ragazzi - di buona famiglia che sanno perfettamente di stare dalla parte sbagliata, sotto lo sguardo distratto dei genitori. «I segnali ci sono - mette in guardia Bernanrdo - E bisogna insospettirsi quando ci sono soldi e oggetti che girano».

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