Lo stalker che vuole un lavoro da «Giannino»

Da un mese e mezzo Mario Licciardello (nella foto) staziona davanti al numero 6 di via Vittor Pisani, stretto in un cartello di carta scritto a mano: «Non voglio la luna, voglio un lavoro». Pretesa di molti in questo momento solo che, non si sa per quale arcana volontà del cielo e della terra, l'uomo con un auricolare fisso all'orecchio da cui ascolta musica «per diletto», dice, la avanza categoricamente al ristorante «Giannino». Non è mai stato col suo cartello davanti al Comune, mai, perché? Se lo chiede anche Lorenzo Tonetti, proprietario del celebre ristorante, coinvolto in una storia che ha dell'assurdo. «Non ne posso più - confessa Tonetti -. Quest'uomo molesta i clienti. Mi accusa d'essere responsabile della sua disoccupazione come se fossi l'unico ristorante della città. Mi rendo conto che la mancanza di lavoro sia un'ingiustizia morale, ma io non sono in grado di offrire un posto a questo signore, cosa ci posso fare?».
La strada sta diventando una guerra. A dirlo è la portinaia dello stabile che confessa d'essere «esasperata» dalla presenza di una persona che non se ne sta cheta e tranquilla come sembra, «ma si lancia in accuse verso quelli che entrano nel locale e anche contro di noi che viviamo qui». Soprattutto verso i camerieri extracomunitari e in particolar modo un filippino. Ma Licciardello non molla. Ogni mattina si presenta col suo cartello e prima di sera se ne va. «Danno da lavorare agli extracomunitari e noi italiani siamo a spasso» ribadisce più volte. Il fatto ondeggia tra la follia e la tragedia, ma soprattutto impedisce la libertà del vivere quotidiano. «Non sono nato ricco - racconta Tonetti -. Vengo dal basso e con fatica ho costruito la mia vita, ma non mi sono mai sognato di fare cose del genere. Non credo che quest'uomo voglia solo un impiego altrimenti non si comporterebbe così, si rivolgerebbe alle istituzioni». A niente sono serviti gli interventi delle forze dell'ordine. «Come non sono serviti a niente - ribatte Licciardello - neppure le mie richieste di lavoro in molti altri luoghi di questa città. Sono arrivato a Milano il 23 settembre scorso. Dove stavo non avevo più nulla». E qui come vive? Mostra una tessera di una comunità onlus. «Più di una volta l'ho visto andarsene su un motorino, quindi qualcosa possiede.

Sono esterefatto e mi domando: ma come ci stiamo riducendo in questo Paese?» conclude Tonetti al limite della pazienza. Rivolgiamo la stessa domanda a Licciardello. «Noi italiani abbiamo diritto al lavoro, altrimenti primo o poi qualcuno farà una rivoluzione». per adesso la rivoluzione si ferma in via Vittor Pisani.

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