Cronaca locale

La star Bolle brilla alla Scala con l'«Onegin» e il «Bolero»

Dopo l'addio all'American Ballet Theatre rimane étoile al Piermarini. Va in scena con la coreografia di Cranko

Piera Anna Franini

Roberto Bolle - oggi alla Scala - è icona di energia e bellezza. Un concentrato di talento, spirito di sacrificio, autodisciplina e rigore. Perché caschi il mondo, lo ritroverete sempre alla sbarra di buon mattino. E così, esercizio dopo esercizio, rinuncia su rinuncia («ma si fanno perché c'è il motore della passione e la consapevolezza di trascorrere ore accompagnato da bella musica al pianoforte, in teatri di grande storia e magia»), ha costruito una carriera invidiabile, longeva. Certo, a 44 anni arrivano i primi, ma inevitabili, addii. Tra cui, quello all'American Ballet Theatre di New York dal quale si è congedato in giugno, dopo 12 anni spesi come Principal. Il New York Times l'ha salutato con una lunga retrospettiva definendolo «titano globale, uno degli ultimi della compagnia» della Grande Mela si legge nell'articolo.

Bolle rimane étoile alla Scala dove lo vedremo in Onegin (24, 26, 29 ottobre e 7 e 10 novembre) e Bolero (dal 16 novembre). È l'Onegin secondo il coreografo John Cranko, la produzione classe 1965 che Bolle apprese proprio nella bottega di Cranko, dunque a Stoccarda: e qui andò per forgiare il ruolo sotto la guida degli assistenti del coreografo, scomparso negli anni Settanta. Proprio come due anni fa, a incarnare il ruolo di Tat'jana sarà l'argentina Marianela Nunez, Principal del Royal Ballet.

Così Bolle torna nei panni l'altero Onegin, giovane uomo sprezzante dell'amore di Tatjana, coinvolto in un omicidio, piombato in un vuoto esistenziale fino al tentativo, però fallito, di recuperare l'amore per la donna. Il personaggio richiede tecnica e maturità espressiva, affinate capacità d'attore e una personalità ben definita. Un ruolo intenso e complesso e drammaturgicamente interessanti per la parte maschile. Piccola nota: le musiche del balletto non hanno nulla a che fare con l'opera Onegin di Cajkovskij. Di Cajkosvkij si ascolteranno pagine tratte dall'album per pianoforte Le Stagioni, dalla fantasia sinfonica Francesca da Rimini o dall'opera Gli stivaletti. Tutti brani rielaborati per Cranko dal compositore Kurt-Heinz Stolze

A quarantaquattro anni, Bolle ha plasmato la propria vita sul palcoscenico, a sua volta maestro di vita «spesso molto duro e implacabile. Il palcoscenico mi ha fatto cambiare molto. Lì sono riuscito a guadagnare più fiducia in me, a tirare fuori le unghie, grinta e determinazione». È riuscito a buttarsi alle spalle la timidezza anche se ammette che «se sono al centro dell'attenzione, in un contesto che non sia la sala da ballo, la timidezza si fa sentire ancora». Con gli anni ha maturato l'aspetto imprenditoriale grazie al quale ha messo a punto il Bolle&Friends, compagnia che è ormai un inossidabile brand. Ha lanciato a Milano il festival «OnDance» prendendosi l'intera città di Milano come palcoscenico. Va in tv e stravince.

Non è artista in odore di pensione, insomma. Anzi: sta sviluppando una serie di attività corollarie che saranno il sale della vita di poi.

Anche perché - come suole dire - «quando sei ballerino, lo sei per sempre».

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