Raccontare 30 anni del club più underground, il Plastic, non con gli occhi del frequentatore tipo, ma da dentro, intimamente. Svelare come, dietro il frastuono di concerti e voci trasgressive, si nasconda un microcosmo culturale. Incontri, personaggi, voglia di fare tendenza.
Per questo, il regista Patrizio Saccò ha bussato al locale di viale Umbria, prima del trasloco, con cuore e telecamera per un'auto-produzione in accordo con la compagnia di Massimiliano Fraticelli che «aveva contatti con il titolare». La porta del Plastic si è aperta, ed è iniziato un viaggio nei suoi 30 anni di storia, sintetizzati in un'ora di riprese. «This is Plastic!», è ora un documentario godibile, montato da Claudio Bonafede e prodotto da Plunger Media, con animazioni e titoli di Dadomani studio.
«Nella prima parte - spiega Saccò - ripercorriamo il periodo dalla nascita fino agli anni '90, ricordando che cosa era allora a Milano e le difficoltà di accettare l'idea di omosessualità associato al Plastic». Una seconda parte è dedicata al rilancio del locale, con una programmazione scandita da appuntamenti vivi ancora oggi. «London loves» il venerdì, «House of Bordello» il sabato e «Match à Paris» domenica. Ricordi a voce alta anche attraverso le chiacchierate con il direttore artistico Nicola Guiducci, un dj, «e gli amici del locale»: Elio Fiorucci, Saturnino e Maurizio Turchet che mise in scena anche «Salomé».
Oggi il Plastic continua a scandire con il suo inconfondibile ritmo la movida meneghina. Per l'ultimo compleanno la serata si chiuse «con clienti che asportavano specchi, volantini e pezzi di locale» come cimeli di un mondo che temevano non sarebbe sopravvissuto al trasloco. Erroneamente.
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