Cronaca locale

Strada, premio o museo: il nome di Marchesi vivrà

Camera ardente al Dal Verme e funerali a Santa Maria del Suffragio. Già proposte intitolazioni

Strada, premio o museo: il nome di Marchesi vivrà

Si svolgeranno domani alle 11 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio le esequie funebri di Gualtiero Marchesi, lo chef che, con una sorta di sana ironia che faceva parte anche del suo genio, ci ha lasciati a cenoni natalizi in corso. Marchesi riposerà nella tomba di famiglia con la moglie Antonietta, scomparsa sei mesi fa, nel cimitero di San Zenone Po. Lo specifica la fondazione Gualtiero Marchesi che saluta «il Maestro, e l'uomo di cultura. Uno spirito libero, arguto e coraggioso».

La camera ardente sarà aperta oggi al teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro 2, dalle 10 alle 20, e domani dalle 9 alle 10. Alle 10.45 sarà presente il sindaco Giuseppe Sala. «Salutiamo con profonda commozione il padre della cucina italiana» ha detto Sala. «Milano dedichi una strada o un luogo pubblico a Gualtiero Marchesi, segno di gratitudine a un grande milanese, ambasciatore positivo e vincente della sua città, della Lombardia e più in generale dell'intero Paese». Ad affermarlo è Nicola Cesare Baldrighi, a nome del Consorzio Grana Padano. Da uno degli allievi di Marchesi, Ernst Knam, noto pasticcere, l'idea di dedicargli «un museo della cucina», mentre Riccardo De Corato, capogruppo di Fdi in Regione: «Sarebbe bello che Regione Lombardia istituisse il suo primo Premio di cucina Gualtiero Marchesì».

Un messaggio anche dall'Europa. «È stato una leggenda. Ha subito critiche feroci da chi non vale un decimo di lui, è un uomo che ha fatto ciò che nessun altro ha saputo ripetere. L'ho chiamato il giorno di Natale per gli auguri ma non mi ha risposto. Era una persona che richiamava sempre, ma quel suo panettone insieme non lo mangeremo più. Un esempio cui nessuno può essere paragonato». Lo racconta Enrico Derflingher, presidente di Euro-Toques International, un'associazione europea di cuochi che Marchesi fondò 31 anni fa con Paul Bocuse e Pierre Romeyer.

Lo chef stellato Davide Oldani arrivò da lui, nel ristorante in via Bonvesin della Riva 9, che aveva solo 18 anni. Non si considera solo un suo allievo ma un suo «figlioccio». Il giovane Oldani era accompagnato dal padre e rammenta le parole del Maestro al suo genitore: «Questi giovani sono come le spugne, assorbono, assorbono e un giorno rilasceranno. Ecco io sento in me questa voglia di rilasciare. Ora - termina Oldani - vivo un grande senso di vuoto, ma anche i ricordi più belli».

Tre parole da Carlo Cracco: «Ciao Maestro, e grazie». Per Mauro Parolini, assessore regionale allo Sviluppo economico: «Ci lascia un innovatore. Meglio di chiunque altro ha reso unico e affascinante il legame tra la cultura e l'arte con la cucina», mentre Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk Italian Wineries, tra le più importanti realtà vitivinicole, parla di «genialità, in quanto capacità di rivoluzionare con la semplicità del buon gusto e dell'eleganza.

Ha presentato la tradizione italiana nella forma più elevata».

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