Strage in tribunale, parte l'inchiesta bis «Scoprire le falle»

La procura di Brescia indaga per omissione di atti d'ufficio E nel mirino potrebbe finire anche qualche toga milanese

Strage in tribunale, parte l'inchiesta bis «Scoprire le falle»

Non c'è solo l'indagine a carico di Claudio Giardiello, dall'esito quasi scontato, nello scenario investigativo aperto dalla terribile mattinata vissuta giovedì 9 aprile a Palazzo di giustizia. Un secondo fascicolo, per il momento a carico di ignoti, è stato aperto con l'ipotesi omissione di atti d'ufficio, per accertare le responsabilità di chi ha consentito che il 57enne imputato di bancarotta penetrasse nel Palazzo di giustizia milanese armato di una calibro 9.

A rendere nota l'esistenza di una inchiesta-bis è stato ieri il ministro della Giustizia Andrea Orlando, rispondendo alla Camera alle interpellanze presentate in seguito all'impresa di Giardiello. È, per alcuni aspetti, l'inchiesta più delicata, perché se le responsabilità dirette dell'ex imprenditore sono pacifiche, la caccia alle colpe sulle falle del sistema di sicurezza chiama in causa una lunga serie di ipotesi. E d'altronde lo scaricabarile è iniziato pochi minuti dopo il delitto.

Secondo quanto si è potuto apprendere, anche l'indagine per omissione di atti d'ufficio verrà condotta dalla Procura di Brescia, che già segue il fascicolo per triplice omicidio che ha per unico indagato Giardiello. É una decisione che si presta a due possibili spiegazioni. Lo spostamento a Brescia dell'inchiesta principale è un atto dovuto, visto che tra le vittime di Giardiello c'è un magistrato in servizio a Milano, ovvero il giudice Ciampi, e in questi casi il codice prevede che a procedere sia la procura di un altro distretto. L'indagine per omissione potrebbe essere andata a Brescia per semplici ragioni di economia processuale. Ma è anche possibile che il trasferimento sia avvenuto perché si ipotizza che le indagini arrivino a coinvolgere magistrati in servizio a Milano, e anche in questo caso il codice impone il trasloco del fascicolo.

Che la responsabilità principale sulla sicurezza degli uffici giudiziari competa alla procura generale, d'altronde, lo ha ricordato lo stesso ministro: «Al procuratore generale presso la corte d'appello è assegnata una delicata quanto essenziale funzione di impulso e coordinamento fra le esigenze di tutela della struttura e quelle che riguardano la persona dei magistrati esposti a pericolo di ritorsione e azioni violente». Anche se poi concretamente la vigilanza è esercitata da aziende private scelte dal Comune, alla procura generale - attualmente retta dal procuratore Manlio Minale - tocca vigilare sulla qualità del servizio; ma il ministro ha citato anche la Commissione manutenzione, composta da magistrati e avvocati e presieduta dal presidente della Corte d'appello, che avrebbe individuato i metal detector da piazzare all'entrata principale del palazzo, su corso di Porta Vittoria.

Perché invece in via Manara, il varco utilizzato da Giardiello, i metal detector non ci fossero, è uno dei punti che andrà chiarito dall'indagine bis.

Per il momento, ha chiarito il ministro, «nessuna valutazione può, allo stato, formularsi con riferimento a eventuali responsabilità, penali, civili e amministrative, astrattamente configurabili in relazione all'adeguatezza dei dispositivi di sicurezza, in fatto elusi dall'autore di quei gravissimi delitti e all'adeguatezza delle relative funzioni di vigilanza».

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