Il sindaco Pisapia cerca di mettere una pezza alla vicenda Sea. Dopo la clamorosa figuraccia della mancata quotazione in Borsa della società, ora non sa più a che santo votarsi. E sceglie di tirare in mezzo la Regione Lombardia. «Lo chiesi già in tempi non sospetti» precisa lui per non far suonare l'appello come una specie di pronto intervento dell'ultima ora. Ma tant'è.
Dal canto suo il Pirellone non sembra pensare nemmeno lontanamente all'ipotesi di comprare un pacchetto di azioni. Pisapia lancia l'invito in vista delle regionali. Metti il caso che a vincere le elezioni sia il collega Umberto Ambrosoli. In quel caso il Comune potrebbe contare su un alleato. Già, ma anche ammessa questa ipotesi, mancherebbero i soldi per avviare un'operazione del genere: la Regione infatti dovrebbe sborsare una cifra pari a 250 milioni di euro circa per il 21,7% della societ . «Innanzitutto quei soldi non ci sono - spiega l'ex assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo - ma anche se ci fossero, sarebbe bene utilizzarli per altri investimenti». La richiesta di Pisapia secondo Cattaneo suona «come una dichiarazione di fallimento, una richiesta di soccorso». Che però verrà rispedita al mittente: la Regione infatti ha deciso di non essere presente in alcuna società di gestione, ad eccezione di Trenord. «Vigiliamo - spiega Cattaneo - ma non siamo mai stati coinvolti in prima persona». All'ex assessore sfugge anche il motivo per cui ora il Comune si dichiari parte offesa: «Il Comune - spiega - è socio di maggioranza assoluta e quindi ha suggerito le linee da tenere e le decisioni che hanno portato a questa situazione». Detto questo, «il conflitto tra soci (Comune e F2i) non va sovradimensionato», non è stato l'unica causa del naufragio della quotazione, dovuta anche «alla congiuntura sfavorevole dei mercati». Intanto ieri è stato presentato alla Consob l'esposto della Sea e del Comune sul ritiro dell'offerta per la quotazione a Piazza Affari. L'obbiettivo è quello di capire se, nel corso dell'Ipo (l'offerta pubblica iniziale) sono stati messi in atto comportamenti che hanno ostacolato l'operazione. Consob, dal canto suo, già dallo scorso weekend aveva acceso un faro sul dossier ed ora la commissione di vigilanza della Borsa cercherà di fare chiarezza. «Siamo tranquilli, ci siamo comportati correttamente» precisa F2i. A volere le verifiche di ogni passaggio è la stessa Provincia di Milano, che in questo gioco rischia di restare con il cerino in mano. «C'è una situazione perlomeno anomala e contraddittoria tra ciò che veniva detto 5-6 giorni prima da coloro che hanno sondato il mercato e quello che poi è stato il risultato» sottolinea il presidente Guido Podestà che mette in vendita il suo 14,5% di quote.
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