Stretta in Consiglio: «Basta notti in bianco»

Stretta in Consiglio: «Basta notti in bianco»

Dopo i mesi terribilis di giugno e luglio in cui i consiglieri sono stati blindati in aula per notti intere per discutere di tasse e bilancio, ora saranno le delibere di Sea -Serravalle a inchiodare i rappresentanti dei milanesi sui banchi lunedì e martedì fino a mezzanotte e giovedì con orario da definire. Maggioranza e opposizione si preparano alle notti in bianco a Palazzo Marino con buona pace di mariti, mogli e figli e della giornata di lavoro l'indomani. Torna così alla ribalta il delicato problema della revisione del regolamento del consiglio comunale. Dopo lo sfogo delle mamme politiche Maria Elisa D'Amico, (Pd), Elisabetta Strada (Lista civica per Pisapia) e Anna De Censi (Pd) che sul filo dell'esasperazione avevano lanciato l'allarme per l'inconciliabilità del ruolo di consigliere, madre e professionista («se avessi saputo che avrei dovuto fare la consigliera di notte non mi sarei mai candidata - tuonava la D'Amico -. Dovermi giustificare perché a 47 anni ho bisogno di dormire mi sembra eccessivo») ora se ne riparla con più calma e apertura al dialogo.
«Vogliamo discuterne con l'opposizione, perché, come abbiamo visto in passato, per esempio per il regolamento delle società partecipate, insieme si può fare un ottimo lavoro» spiega D'Amico, presidente della commissione Affari Istituzionali che vorrebbe convocare i colleghi per istituire una sottocommissione per redigere le nuove regole del funzionamento dell'aula. Programmare trimestralmente i lavori in base alle priorità, stabilire limiti orari per la presentazione degli emendamenti, contingentare i tempi degli interventi, i punti salienti. «Il consiglio deve diventare sempre meno un luogo dove si perde tempo con conseguenti costi per la collettività - una notte in aula costa circa 15mila euro - il desiderio di tutti noi, mamme e non, donne e uomini, è lavorare meglio, fare delle cose» la filosofia, che in tempi di antipolitica e di sprechi di denari pubblici non può che trovare consensi.
Idee che hanno già trovato una sintesi formale: nel «nuovo» articolo 58 si parla di una programmazione trimestrale degli argomenti che il consiglio intende trattare con ordine di priorità concordata tra presidente dell'aula e gruppi consigliari (un quinto dei provvedimenti è riservato alle proposte delle minoranze). La sostituzione degli articoli 21 - interventi liberi - con il question time, interrogazioni a risposta immediata che i consiglieri pongono al sindaco e agli assessori «molto più utile anche per l'opposizione» secondo D'Amico. Per arginare l'«ostruzionismo selvaggio che si è ridotto solo al dilazionamento esasperato dei tempi» la bozza prevede il contingentamento della durata degli interventi a 10 minuti anziché 15 e la possibilità per ogni consiglieri di intervenire solo una volta durante la discussione dello stesso argomento. Va nella stessa direzione anche la stretta sui criteri di ammissibilità degli emendamenti: «Il presidente del consiglio può stabilire, con decisione inappellabile, l'ammissibilità di emendamenti privi di ogni reale portata modificativa o intesi a apportare correzioni di mera forma. Gli emendamenti devono essere adeguatamente motivati».

E se è vero che l'ostruzionismo è l'unica arma a disposizione dell'opposizione - ammette D'Amico - «da noi è diventata la regola. Quello che vogliamo fare, d'accordo con la minoranza è invertire la tendenza: la regola deve essere il contingentamento dei tempi».

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