Circa un mese fa un gip aveva respinto la proposta di patteggiamento a due anni di carcere per violenza sessuale, giudicandola non congrua. Ieri un altro gup ha condannato lo stesso imputato, per il medesimo reato, proprio a due anni di reclusione con sospensione condizionale della pena. La storia è quella della donna stuprata l'estate scorsa in un parchetto accanto a piazza Gae Aulenti. In manette era finito un 23enne di origini egiziane, processato appunto ieri con il rito abbreviato.
Il processo si è svolto davanti al gup Aurelio Barazzetta. Che ha appunto deciso una condanna a due anni, con pena sospesa, per il giovane accusato di stupro. Il rito abbreviato prevede tra l'altro lo sconto di un terzo della pena. Contrariamente a quanto comunicato dalla Procura lo scorso 19 marzo, il patteggiamento a due anni di carcere proposto dal giovane in accordo con l'aggiunto Letizia Mannella e il pm Michela Bordieri era stato respinto dal giudice. Si è arrivati quindi in aula, dove la condanna è però stata identica alla proposta di pena che non era passata.
I fatti risalgono al 24 agosto scorso. All'alba gli agenti dell'Ufficio prevenzione generale erano intervenuti per soccorrere una donna di 34 anni che li aveva fermati per strada, in zona Porta Nuova, dicendo di essere stata stuprata poco prima. La vittima, di origini polacche ma che abita a Milano da molti anni, era stata accompagnata all'Svs della clinica Mangiagalli dove era stata visitata e aveva raccontata che uno sconosciuto l'aveva sorpresa alle spalle mentre tornava a casa dopo una serata tra i locali di corso Como e l'aveva trascinata in un prato nell'area di Gae Aulenti, abusando di lei sotto minaccia di morte. I medici avevano confermato la violenza.
Le indagini della Squadra mobile, grazie alla descrizione della vittima e alle riprese delle telecamere di sorveglianza, avevano portato all'identificazione del ragazzo, incensurato e con una famiglia definita «perbene» dagli inquirenti. Il 23enne aveva approcciato la donna durante la serata fuori da un locale, in compagnia di due amici. Il gruppo aveva chiacchierato, poi si era sciolto. Ma il ragazzo poi arrestato, una volta solo, aveva seguito la 34enne e l'aveva aggredita. A suo carico c'erano tra l'altro le tracce di Dna refertate sul luogo dello stupro dalla Scientifica.
Al momento del suo arresto il gip che ha firmato l'ordinanza di custodia aveva parlato di «violenza inaudita» da parte del giovane. Scriveva il giudice: «Le modalità dell'agire ben fanno cogliere quale sia il generale atteggiamento dell'indagato nei confronti del genere femminile».
Ancora: «La sua indole violenta e il suo istinto di sopraffazione si esprimono nel continuo tenere le mani al collo della vittima quasi che anche la sofferenza fisica della donna aiuti il suo piacere». Il 23enne aveva dimostrato di avere «un impulso sessuale fuori controllo» oltre che «lucida volontà criminale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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