Su Expo un fiume di petrodollari arabi

Non capita spesso, anzi quasi mai, che i tedeschi facciano i complimenti a noi italiani per la puntualità e la qualità del lavoro. È successo ieri, quando il commissario generale del padiglione tedesco Dietmar Schmitz ha firmato il contratto della Germania per partecipare all'Expo. Più frequente è che Paesi arabi siano disposti a investire fiumi di petrodollari per partecipare a un progetto ispirato al genio italico di cui gli sceicchi apprezzano architetture e design. Ed è proprio su di loro, si è capito ieri margine della cerimonia della firma tedesca, che ora la società Expo punta per raggiungere e probabilmente superare quel miliardo di euro di investimenti a carico dei Paesi partecipanti sul sito di Rho-Pero messo nel bilancio preventivo. E così, ragionano in via Rovello, oltre ad agganciare assegni da 100 milioni di euro per singolo progetto da investire sul territorio, è probabile che nel caso delle partecipazioni mediorientali a differenza dei più esperti Paesi europei, i responsabili chiedono proprio alla società Expo un aiuto per la realizzazione dei padiglioni. Consentendo di affidare le commesse ad architetti e collaboratori italiani che magari abbiano già lavorato a quelle latitudini. Ecco perché degli otto appezzamenti più grandi e prestigiosi da 5mila metri, oltre ai due già assegnati a Svizzera e Germania (le uniche due nazioni ad avere già firmato), e ai due probabilmente appaltati a Cina e Usa, per il resto a sventolare saranno le bandiere degli sceicchi.
Per quanto riguarda il Padiglione zero, invece, non sarà più allestito all'interno di Fieramilano disposta a concederlo solo 50 giorni prima, ma all'interno del sito. Con un ridimensionamento dei costi e degli spazi, visto che i 30mila metri erano stati considerati dispersivi. «Nessuna polemica con la Fiera i rapporti sono molto buoni e prendo atto delle loro esigenze», assicura l'ad di Expo Giuseppe Sala, ricordando che gli organizzatori del Salone del Mobile che ad aprile occupano tutto il quartiere espositivo «avevano avuto qualcosa da dire» esprimendosi contro qualsiasi ipotesi di ridimensionamento del salone. Padiglione zero ridotto a 10mila metri, dunque, e progettazione «di qualità» affidata a Davide Rampello e Michele De Lucchi.
Tornando alla firma della Germania, si tratterà di quasi 5mila metri in collaborazione con la Fiera di Francoforte per cui saranno spesi 35-40 milioni di euro. «Puntiamo a offrire un'esperienza unica al visitatore - ha spiegato il commissario Schmitz dopo aver fatto i complimenti all'Italia per la qualità del progetto e il rispetto dei tempi - Il nostro Paese mostrerà quali ricerche e innovazioni siamo in grado di offrire al mondo nel campo della nutrizione. L'umanità potrà affrontare le grandi sfide globali solo con soluzioni a livello internazionale». Non solo. «Nel padiglione tedesco mostreremo che siamo un popolo cosmopolita e creativo, con un buon senso dell'umorismo».


Parole che per il commissario generale dell'Expo, Roberto Formigoni, rappresentano «un segnale di piena fiducia nell'esposizione milanese: un gigante come la Germania ha deciso di investire perché la considera, specie nell'attuale situazione storica, un'opportunità imperdibile per il suo sviluppo e la crescita».

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