Cronaca locale

Subito gli insulti in piazza. E spunta il "No Meloni day"

I Sentinelli vedono già scippati diritti e legge 194. Kustermann: "Resistenza? Calma, è una parola seria"

Subito gli insulti in piazza. E spunta il "No Meloni day"

Il primo processo alle intenzioni va in scena in piazza Fontana a neanche cinque ore dal giuramento del nuovo governo Meloni. Con lo slogan «Resistiamo», sottotitolo «lasciamoli lavorare, anche no!», l'associazione dei Sentinelli ha manifestato con circa 300 persone perchè «non c'è tempo da perdere, non saremo spettatori di quello che hanno intenzione di fare sulla nostra pelle e sui nostri corpi» avverte dal palco il portavoce Luca Paladini, «non vogliamo essere la nuova Ungheria di Orban o la nuova Polonia». Alla vigilia aveva chiesto ai partiti di non portare striscioni e bandiere per lasciare visibilità ai movimenti impegnati nella difesa dei diritti ma non ha corso rischi (o sarà rimasto un po' deluso) perchè in piazza si contano una manciata di politici Pd (l'eurodeputato Pierfrancesco Majorino, i consiglieri comunali Daniele Nahum, Diana De Marchi, la regionale Paola Bocci) e il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi. Ci sono le bandiere di Famiglie Arcobaleno, Arcigay Giovani, lo striscione del coordinamento dei collettivi studenteschi che annuncia il «No Meloni Day» che si traduce con un corteo il 18 novembre. «Ci dicevano che era troppo presto per organizzare il presidio - continua Paladini -, ma l'elezione dei presidenti di Senato e Camera, Ignazio Benito La Russa che si vanta di avere cimeli fascisti in casa e Lorenzo Fontana vicino agli estremisti europei». Sui cartelli: «La 194 non si tocca», «Nè Stato nè Dio sul corpo mio», «This is not what i want, this is what i planned» alzato dalla giovane Maria, 28 anni, che difende «il diritto di ogni donna poter scegliere se abortire». Paladini sul palco passa in rassegna e attacca (quasi) tutti i neo ministri, Daniela Santanchè, Carlo Nordio, Alessandra Locatelli, Anna Maria Bernini, anche se quella più nel mirino è il ministro alla Famiglia Eugenia Roccella, definita addirittura «inquietante» per le posizioni su aborto, unioni civili, fine vita. E «fa schifo» che Matteo Salvini sia nuovo vicepremier di questo governo. Gli insulti dal palco continuano con un esponente della comunità transgender che addirittura avvisa: «I ratti torneranno nelle fogne». Sta accuratamente lontano dalla piazza il sindaco Beppe Sala a cui Paladini riconosce che «Milano da anni sta dando dimostrazione di attenzione sui diritti civili ma non è il Bengodi e non bsiogna specchiarsi e dire quanto siamo bravi, ad esempio servono più Case arcobaleno». Prima del finale con flash mob coi cartelli coi volti di La Russa e Lorenzo Fontana e lo slogan «Resistiamo» alzati dai manifestanti mentre rimbomba la canzone «Shout» dei Tears for fears e l'immancabile «Bella ciao» cantata da coro gospel, è la ginecologa Alessandra Kustermann, impegnata a lungo nella difesa della legge 194, a riportare a terra i Sentinelli. «Non credo che sia il momento di resistere - sostiene - ma di vigilare che i diritti in cui crediamo siano garantiti. Non sprechiamo il valore della Resistenza, lo faremo se ce ne sarà bisogno. Se Roccella dimostrerà di essere di essere contro i diritti sanciti dalla Costituzione ci opporremo ovunque e nelle piazze».

Majorino sta giù dal palco ma «condivido questa giusta iniziativa - dice - e la preoccupazione che questo governo sia un laboratorio di regressione dei diritti civili e ci avvicini più all'Europa di Orban. C'è un fatto storico che è quello della prima premier donna, ma la lista dei ministri è micidiale». Che il centrodestra con Meloni premier abbia messo a segno «un atto di portata storica» viene riconosciuto da un altro dem in piazza, Daniele Nahum, «negarlo sarebbe semplicemente sbagliato» dice. Anche l'ex consigliera comunale del Pd Sumaya Abdel Qader, musulmana, commenta su Facebook: «E comunque abbiamo una Presidente del Consiglio donna. Piaccia o meno con tutti i commenti del caso.

C'è ed è Giorgia Meloni».

Commenti