Sul palco gli irriducibili della musica anni '80

Sul palco gli irriducibili della musica anni '80

Non sono solo i gatti ad avere sette vite. Anche i rocker non scherzano. Li dai per morti (si fa per dire...) e invece spesso e volentieri te le ritrovi sul palco. È successo ai grandi dinosauri del passato (si pensi agli Who, ai Police e ai Genesis), incapaci di resistere al tentazione del ritorno live (salutato per altro da grande successo!), e continua a succedere con alcune tra le band simbolo della new wave anni Ottanta. Come i «sempre in forma» Depeche Mode o gli irriducibili Simple Minds dello scozzese naturalizzato siculo Jim Kerr, entrambi attesi all'ennesimo concerto all'ombra della Madonnina.
La band dell'Essex, fresca reduce dal tutto esaurito a San Siro dell'estate scorso, sarà dal vivo stasera al Forum di Assago, dove otto anni fa registrarono anche un dvd-live. Martedì prossimo all'Alcatraz («ci è sempre piaciuto vedere in faccia il nostro pubblico, mentre suoniamo», assicurano), sarà invece la volta della band di Glasgow. Due show inevitabilmente all'insegna del revival per altrettante band dalle carriere longeve. Perché se i Simple Minds sono prossimi a spegnere 37 candeline (tante quante gli anni di attività), i Depeche Mode veleggiano felicemente verso il 34esimo anno di vita.
Tra le due formazioni, chi sta meglio è indubbiamente il trio formato dal compositore, tastierista e chitarrista Martin Gore, dal cantante Dave Gahan e dal tastierista Andrew Fletcher. Già, perché i «baronetti del sintetizzatore» hanno saputo nel frattempo reinventarsi come una delle più grandi rock band del pianeta. Se non come gli U2, quasi. Il nuovo mega show dei Depeche tra effetti speciali, megaschermi e visual firmati dal quotatissimo regista-fotografo olandese Anton Corbijn darà ovvio risalto ai brani dell'ultimo album, «Delta Machine».
Ma è altrettanto ovvio aspettarsi l'inevitabile carrellata di hit - come «Just Can't Get Enough», «Personal Jesus» ed «Enjoy The silence» -, tutti tasselli impressi nella memoria collettiva di più di una generazione che riconosce in loro il ruolo di pionieri del pop elettronico e di eredi dei precursori assoluti Kraftwerk.Che cosa spettarsi dalla data milanese delle «Menti Semplici»? La trasposizione live del best of «Celebrate – The Greatest Hits».Strana storia quella della band di «Don't You». Una volta usciti dallo sperimentalismo industriale dei primi album, i Simple Minds hanno intrapreso, prima, la strada della new wave passionale e moderna e, poi, quella del rock epico. Formula questa che ha trasformato la premiata ditta messa in piedi da Jim Kerr e dal fedelissimo Charlie Burchill (l'unico sopravvissuto agli innumerevoli cambi di formazione) in una band da grandi numeri.
Restando in tema, è all'insegna del revival anni Ottanta anche la tre giorni in programma al Blue Note (da ieri a domani con due concerti a sera) che vede per protagonista Dee Dee Bridgewater.

Proprio in quegli anni, la raffinata vocalist jazz americana conobbe un momento di enorme popolarità pop dalle nostre parti, grazie a due indimenticabili apparizioni al Festival di Sanremo: una con Ray Charles e l'altra coi Pooh (sulle asse dell'Ariston interpretò la versione inglese di «Uomini soli»).

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