Un vertice monco, quello di ieri pomeriggio in Regione. Mancava l'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, uno dei protagonisti della riforma di cui si discute, tanto più adesso che la sanità lombarda con Expo è al centro di pesanti inchieste. Roberto Maroni si è mostrato molto preoccupato, parlando con il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, e con i capigruppo: l'azzurro Claudio Pedrazzini, Stefano Galli della Lista Maroni, il leghista Massimiliano Romeo, Riccardo De Corato di Fratelli d'Italia, Luca Del Gobbo dei Ncd. Tra i timori possibili arresti di tre direttori generali della Sanità. Il clima del voto non favorisce decisioni serene neppure sugli appalti per Expo. Così, anche se il 23 maggio è in calendario il consiglio di gestione di Infrastrutture lombarde, la nomina del direttore generale è stata rimandata dopo il voto.
Tema caldo è la questione dei direttori generali coinvolti nelle intercettazioni. Il Pd chiede di revocarli senza neanche attendere ulteriori accertamenti giudiziari. Il Movimento 5 Stelle insiste nel proporre le dimissioni dell'assessore Mantovani. Maroni ha ribadito che la commissione d'inchiesta che si è insediata sta valutando le posizioni dei dirigenti, e nel momento in cui dovesse ravvisare situazioni di anomalia, si decideranno eventuali provvedimenti della Regione.
Mariastella Gelmini, coordinatore regionale di Forza Italia, difende Mantovani e accusa l'opposizione: «È intollerabile che si faccia campagna elettorale sulla pelle delle persone. Da una parte il M5S getta fango su tutto e su tutti, dall'altra il Pd lo insegue su una china molto pericolosa. Basta con le polemiche artificiose per strappare qualche voto in più. Il tema della salute è troppo importante e delicato per sfasciare tutto». E ancora: «È giusto fare chiarezza. Ma buttare a mare l'Expo e la sanità lombarda non è la soluzione». Mantovani aggiunge: «Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi, ma nessuno può dimenticare come per ogni dirigente pubblico siano in vigore contratti di lavoro la cui legittimazione è consolidata dalla legislazione».
Insomma, revocare i contratti non è semplice e potrebbe essere contro la legge. In passato, non sono mancati casi di rimozione per inchieste conclusesi con il proscioglimento o l'assoluzione. Gli attuali direttori generali sono stati indicati dalla scorsa giunta e scadono a fine dicembre 2015. Solo sette sono di nomina Maroni: i commissari, tutti confermati, che scadranno anch'essi a fine 2015. I risultati della commissione d'inchiesta potrebbero essere la giusta causa eventualmente necessaria a interrompere in anticipo il contratto. Ma al momento la cautela è d'obbligo.
Si è parlato della riforma, con un'informativa di Maroni a seguito dell'adozione delle linee guida per il Sistema socio-sanitario, documento congiunto delle direzioni Salute e Welfare approvato in giunta. Si tratta di aggiornare la legge 33, il testo unico sulla Sanità, e al contempo la legge 3, sui servizi alla persona.
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