Una pensata che sembra fatta apposta per dare fiato ai nemici delle biciclette. Nel piano dei «raggi verdi», i percorsi ciclabili voluti dalla giunta Pisapia, salta fuori la storia di un bel gruzzolo di soldi buttati via. Centottantamila euro spesi non per costruire una pista ciclabile, ma per prendere un piccolo pezzo di pista ciclabile già esistente e spostarlo di un paio di metri.
La pista c'era già, faceva già il suo dovere di pista senza che nessuno si lamentasse. Ma è stata, chissà perché, distrutta e ricostruita. Tutto accade in corso Lodi, dove da anni - ben da prima che la giunta Pisapia vedesse la luce - esiste una vasta pista ciclabile che parte da piazzale Corvetto. Sotto la nuova giunta, si è provveduto a completare l'opera, realizzando un tratto di pista anche sul ponte con cui corso Lodi scavalca la ferrovia; e altri lavori sono in corso per collegare tra loro i vari segmenti di pista nel tratto di corso che arriva a piazza Medaglie d'Oro. Un'opera indubbiamente pregevole, anche se appartiene alla categoria delle cosiddette «piste pesanti», strutture che sottraggono spazio alla circolazione e ai parcheggi e costano un sacco di soldi, e per questo sono indigeste al partito degli automobilisti. Ma fin qui niente di strano. Per Pierfrancesco Maran, assessore al traffico, la pista di corso Lodi è un fiore all'occhiello.
La sorpresa arriva alcune settimane fa, quando in corso Lodi arrivano, su ordine dell'assessorato ai lavori pubblici del Comune, diretto da Carmela Rozza, le ruspe di una impresa e iniziano a demolire spietatamente un tratto di pista ciclabile. É il tratto che va da via Bacchiglione a via Ponti della Priula, un centinaio di metri o poco più. Tratto di pista esistente da sempre, e che - dopo un incrocio con semaforo - si congiungeva alla pista sullo spartitraffico. Distrutta a tempo di record. Dove c'era la pista, adesso scorre l'asfalto. E la pista? La stanno ricostruendo sul lato sinistro della carreggiata. Roba da non credersi.
Certo, in questo modo i ciclisti potranno seguire un percorso più lineare, senza dover sforzare i manubri. Ma era proprio necessario? La domanda diventa rilevante soprattutto se si controlla il cartello che riporta i dettagli dell'appalto, e il relativo costo: 180mila euro tondi. Mica bruscolini. Fa e disfaa l'è tutt on lavuraa, dicevano i vecchi milanesi. Ma così si esagera.
Oltretutto, mentre la demolizione è stata rapida, la ricostruzione lo sta risultando assai meno, visto che i tempi di consegna del manufatto - fissati per il 20 novembre - sono trascorsi senza che i lavori siano prossimi alla conclusione.
Ma questa rilassatezza dei ritmi a quanto pare è generalizzata: sull'altro lato della strada, ormai da quasi un mese le transenne indicano l'avvio del cantiere per una nuova stazione Bikemi. Di lavori, però, manco l'ombra.
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