Coronavirus

Sulle case di riposo scoppia la guerra dei numeri

Le accuse del sindaco Sala, poi la commissione per discutere sulle morti collegate al Covid-19

Sulle case di riposo scoppia la guerra dei numeri

In una giornata in cui si moltiplicano gli annunci di commissioni di inchieste tecniche, politiche e giudiziarie - aperto un fascicolo d'inchiesta anche sulla residenza Anni Azzurri San Faustino di Lambrate-per far luce sull'ecatombe nelle strutture per anziani del Milanese, con decessi che continuano a crescere anche nelle ultima settimana mentre il trend del contagio sta rallentando, anche in Comune si è parlato delle strutture residenziali per anziani. a dare il là nella mattina il sindaco Beppe Sala che ha voluto ribadire come la responsabilità e la vigilanza siano in capo alla Regione, anche se lo statuto per esempio del Pio Albergo Trivulzio, nell'occhio del ciclone, preveda la presidenza di nomina comunale e 3 membri su 5 del comitato di indirizzo.

Un gioco allo scaricabarile che ha visto a sua volta, il direttore dell'Ats Walter Bergamaschi additare molte responsabilità sulle Rsa, in quanto «strutture private dotate di una loro autonomia gestionale». Obiettivo dei consiglieri fare chiarezza su quanto avvenuto nel periodo più critico. Ovvero se le 59 strutture del Milanese abbiano rispettato tutti i protocolli nel caso di un sospetto paziente Covid, se il personale sia stato dotato di dispositivi di protezione individuale, e come ci sia comportati con operatori sospetti di essersi contagiati e con il personale sanitario.

«I dati dell'ultimo monitoraggio delle 59 RSA, che comprende il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, ci parlano di un numero complessivo di casi presunti o accertati di Covid-19 pari a 983, che corrisponde al 14 per cento circa degli assistiti, visto che gli ospiti, in totale, sono 7.238» parola di Walter Bergamaschi, direttore dell'Ats di Milano, ospite della Commissione consiliare di eiri pomeriggio. Per quanto riguarda i decessi, ha spiegato Bergamaschi, «dal 20 febbraio al 31 marzo, per patologie correlabili o comunque sospette Covid, sono state 337, il 5 per cento dei presenti all'interno delle nostre RSA». Bergamaschi ha quindi analizzato il dato dei deceduti, rilevando come «il 42 per cento sia deceduto per patologie non riferibili al Covid-19, mentre il 58 per cento è avvenuto per patologie in qualche modo riferibili al Covid-19». In un confronto con il 2019, «i dati sulla mortalità ci direbbero che, nello stesso periodo dell'anno, il numero di decessi era più o meno la metà rispetto a quello di quest'anno» ha aggiunto, contraddicendosi da solo.

Il problema all'origine la delibera regionale in cui si stabiliva che le Rsa avrebbero potuto accogliere pazienti dimessi da altri ospedali, ma bisognosi di cure, per liberare posti letto per l'emergenza Covid o addirittura pazienti positivi, con percorsi e strutture separate. Il sospetto è che ci siano stati dei contatti tra pazienti o operatori che abbiano potuto scatenare dei veri e propri focolai all'interno delle strutture.

A questo proposito la direzione del Pat precisa che «Nessun paziente positivo al Covid-19 proveniente dai nosocomi lombardi è mai stato ammesso».

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