
Oltre ogni aspettativa. Mentre Milano dopo il weekend di controesodo è tornata a ripopolarsi - Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa, ha stimato 405mila passeggeri in transito tra venerdì scorso e oggi, in prevalenza arrivi - è tempo di bilanci e previsioni. A partire proprio dagli scali, dove è già stato recuperato ad agosto il 90% del traffico pre Covid. E negli hotel si sono registrati praticamente gli stessi livelli di occupazione del 2019. Il presidente di Apam (l'associazione albergatori aderente a Confcommercio Milano) Maurizio Naro analizza il bilancio quasi consuntivo e conferma che l'occupazione media è stata «intorno al 40%, un dato normale per il mese di agosto a Milano, nella migliore situazione prima della pandemia si arrivava al 50%. Poi ovviamente ci sono distinzioni, con performance più alte per gli hotel centrali rispetto alla periferia dove molte strutture sono rimaste chiuse e riprenderanno la prossima settimana».
Settembre promette bene. «Speriamo che i prossimi 90 giorni possano darci quelle soddisfazioni che ci attendiamo dopo la crisi. Le stime sono molto simili o persino più alte rispetto al 2019 - sostiene -, prevediamo un'occupazione delle camere intorno all'80%. Settembre in particolare ha sempre rappresentato il 15% circa del fatturato annuo. Ci sarà il Gran Premio di Formula 1 a Monza (dal 9 all'11), ci sono fiere e congressi», oltre alla Fashion Week. Anche se c'è ancora «difficoltà - spiega il presidente degli albergatori - a recuperare le trasferte di lavoro da parte delle grandi aziende e multinazionali, la sensazione è per molte le riunioni a distanza proseguiranno ormai anche in futuro. Avremo un cambio di clientela per noi, meno business e più leisure».
Tutto bene? Non proprio. Pesano i costi dell'energia e le incognite sui prossimi mesi, viste le ultime due pessime annate. «Le bollette sono diventate un peso che non ci aspettavamo arrivasse a queste dimensioni - afferma -. Fino a sei mesi fa il costo dell'energia rappresentava il 5% del fatturato, ora quasi un quarto, la situazione è pesantissima». Porta come esempio pratico le bollette di una struttura che gestisce direttamente, un hotel senza ristorante con una sessantina di camere: a pari consumo, la spesa per l'elettricità a luglio 2019 era di circa 5.800 euro, ora è schizzata a 34mila, la bolletta del gas è passata da 400 a 2.500 euro. E anche i fornitori - «vedi il noleggio biancheria» - non riescono più a garantire gli stessi prezzi perchè «sono aumentati considerevolmente i costi di trasporto». Domandona: quanto si ripercuoterà questo effetto a catena sul costo delle camere? «Non certamente il 30% ma un ritocco di qualche punto percentuale nei prossimi mesi sicuramente ci sarà. E speriamo di andare incontro ad un inverno mite», per accendere il meno possibile i riscaldamenti.
Hanno lavorato «molto oltre le aspettative» a luglio e agosto i locali della Galleria. Pier Galli, presidente dell'associazione il Salotto e titolare del ristorante «Galleria», ha registrato «dati eccezionali, meglio del pre Covid o dell'anno di Expo quando il lavoro si concentrava solo nella fascia serale mentre quest'estate è stato non stop. Noi avevamo abbastanza personale e abbiamo cercato di tenere aperta la cucina fino a mezzanotte e oltre». Il problema per molti locali del centro, dove si concentravano i turisti, «è stata la carenza di staff, chi non è riuscito a reclutarlo ha dovuto chiudere». Turismo variegato: «Prevalentemente dai Paesi arabi ma anche tanti americani, europei, si sono rivisti australiani, indiani e brasiliani. Quasi assenti cinesi e giapponesi».
Anche Galli vede incognite e difficoltà nell'immediato futuro: da un lato «ora partiranno le maxi rate per i finanziamenti chiesti alle banche durante il Covid e dovremo pagare al Comune gli affitti arretrati, a cui si aggiungono le bollette schizzate e i rincari dei fornitori. E siamo in attesa di capire come il governo affronterà la carenza di energia. Sentiamo ipotesi di chiusura anticipata la sera per negozi e locali. Non vorremmo passare dal lockdown sanitario a quello legato alla crisi energetica. Gli imprenditori sono poco interessati alla campagna elettorale pura e semplice, i politici ci dicano quali programmi hanno in mente per affrontare il problema comune a tutti».
E ieri anche il direttore dei teatri Lirico e Nazionale, Matteo Forte, ha lanciato un grido di allarme al governo: «Gli aumenti
del gas e dell'energia saranno insostenibili per molti cinema e teatri, a rischio centinaia di posti di lavoro. Il governo attuale, e quello che verrà, pensino seriamente a sostenere il settore già provato dalla pandemia».