Una «svolta», un «nuovo corso», una «svolta che mi rende orgoglioso». Come da copione, non lesinava i toni trionfalistici il ministro delle Infrastrutture
Danilo Toninelli nell'annunciare - ovviamente via facebook - un accordo su Trenord. Era la fine di agosto e Toninelli suonava la grancassa della propaganda, mentre gli altri attori della partita si mostravano prudenti e realistici, su tutti il governatore Attilio Fontana, cui non fa certo difetto l'esperienza e l'equilibrio dell'amministratore.
Tutti parlavano prudentemente di un primo passo, o di una prima «parziale risposta positiva». Il ministro no. «Il vento cambia» scriveva, non lesinando gli aggettivi e gli entusiasmi: «Un ottimo risultato». E giù «like», ovviamente, e commenti entusiasti dei fan a 5 Stelle, convinti che ogni problema - anche il più complesso - possa essere risolto facilmente ora che i loro beniamini sono al governo. Esigenze di propaganda o pura inconsapevolezza? È difficile dire cosa spinga ad assecondare simili illusioni, alimentando l'idea che basti la propria asserita moralità per governare bene, che si possa accontentare tutti, che si possa fare tutto, subito, col «cuore» e senza l'impaccio della politica, che per definizione presuppone invece una scelta fra interessi diversi. Ora anche i «treni dei desideri» di Toninelli impattano con la realtà. E la svolta del ministro, nella realtà non si è vista. Il servizio ferroviario langue, le cancellazioni non si fermano, i pendolari sono infuriati.
E anche i treni attesi in Lombardia - e comunque largamente insufficienti a imprimere una svolta - per ora arrivano col contagocce. Adesso sia la Regione sia la Lega chiedono al ministero di mettere la Lombardia in cima alle priorità. E la propaganda ha le gambe corte.AlGia
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.