Carmela Rozza, numero due nella lista del Pd alle Regionali e quasi ex assessore alla Sicurezza. Domani (oggi, ndr.) rassegnerà le deleghe a Beppe Sala?
«Andrò in ufficio a finire delle pratiche poi scriverò una lettera al sindaco e rimetterò le deleghe».
Chi fa campagna si deve dimettere dalla giunta: Sala aveva fissato la regola mesi fa. É d'accordo?
«Nel mio caso specifico, ho anche la competenza sui vigili e quindi credo sia giusto separare il ruolo del candidato da quello dell'assessore. In generale mi pare che le regole del doversi dimettere o dell'essere per forza residenti per candidarsi siano frutto del grillismo, la politica sta dando troppa attenzione alla forma e poco alla sostanza».
Sulla composizione delle liste si annuncia una resa dei conti nel Pd, Sala ha contestato Renzi, anche il segretario milanese Pietro Bussolati, renziano, ha ammesso che ci sarà molto da discutere dopo il 4 marzo. Cosa ne pensa?
«Che il tafazzismo purtroppo avvelena anche i giovani del Pd, noi di sinistra ce lo portiamo dietro da decenni e le nuove generazioni non riescono a liberarsene. Il partito deve pensare alle battaglie politiche da portare avanti, non ai conti sui singoli candidati che si sentono colpiti. I fatti personali in politica non esistono».
Nella vostra lista per la Lombardia ci sono dei «nuovi italiani», non è un tentativo di mascherare il flop sulla legge per lo ius soli?
«Non c'entra, il messaggio è che se vogliamo una società coesa e unità dobbiamo lavorare insieme e rappresentare le istanze di tutti cittadini».
Sul tema sicurezza e immigrazione si è concentrata la campagna per le amministrative 2017 dove la sinistra ha perso anche città simbolo come Sesto. Non teme il bis?
«La sinistra non ha perso Sesto solo per la questione sicurezza ma perchè non ha saputo interpretare i nuovi bisogni dei cittadini. Quando si governa troppo a lungo un luogo può far bene anche alla politica cambiare ruolo, costringe a rigenerarsi. Il tema sicurezza comunque va affrontato con serietà e coi fatti, a Milano credo di aver dato risposte con i presidi mobili o con l'impegno per cacciare i delinquenti dalle case popolari».
Il profilo di Sala e Giorgio Gori si assomigliano ma la Lombardia è un territorio più complesso di Milano. Gori può sfondare nelle vallate a trazione leghista?
«A parte essere ex manager e del Pd sono completamente diversi. Gori ha iniziato da tempo la campagna e sta dimostrando una particolare sensibilità politica, anche nelle valli, avrà un ottimo risultato».
Anche senza l'accordo con Leu?
«Gli elettori di sinistra sono saggi, sanno che con Gori c'è la possibilità di vincere in Lombardia, molti mi dicono che non capiscono il perchè del non accordo e che faranno voto disgiunto».
Gli elettori del Pd capiscono invece la presenza nelle liste di Lorenzin, Casini? In Lombardia avete in squadra l'ex azzurro
Abagnale che l'ha criticata fino a due giorni fa.«In squadra non direi, è in una lista alleata a Gori. La lista della Lorenzin non mi crea nessun problema, è un arricchimento e può rappresentare il mondo cattolico».
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