I musulmani di via Cavalcanti sperano in una moschea. Con loro spera il Coordinamento delle associazioni milanesi. Per ottenerla vogliono riattivare il piano comunale aperto al tempo di Giuliano Pisapia sindaco, il famoso bando che era stato concepito dall'assessore Pierfrancesco Majorino e poi ritirato con l'arrivo della nuova giunta un anno fa. Fra primi atti del suo mandato, il sindaco Beppe Sala, cogliendo al volo il pretesto della legislazione regionale (che impone una previsione dei luoghi di culto negli strumenti urbanistici) aveva cancellato il bando, peraltro già naufragato in una tempesta di distinguo politici e ricorsi incrociati delle varie associazioni musulmane, in corsa per due aree su tre, via Sant'Elia e via Esterle (la terza, via Marignano, era stata assegnata agli evangelici).
Invia Esterle ci sono i vecchi bagni che i dirigenti del centro bengalese volevano ristrutturare e trasformare in moschea. Per quel lotto, la «Bangladesh cultural & Welfare association» era stata individuata come vincitrice, per poi essere esclusa al momento dell'assegnazione a causa di un contenzioso sulla sede di via Cavalcanti (un'esclusione a beneficio di un altro centro, la moschea di via Padova 144, sotto sfratto da anni). Assistiti dall'avvocato amministrativista Luciano Quarta, i bengalesi hanno firmato un doppio ricorso. Da un lato si sono rivolti al Tar per far dichiarare nulla la cancellazione del bando (la tesi è che il Comune potesse far salve le assegnazioni del bando per poi procedere con l'individuazione delle aree destinate a moschee inserendo nel Pgt via Esterle e Lampugnano). Dall'altro lato, via Cavalcanti e il Caim hanno presentato ricorso con l'obiettivo di attivare un giudizio della Corte costituzionali proprio contro la legge regionale. Ed è soprattutto di questo che si è parlato nell'udienza di ieri.
Ora le ipotesi sono tre: accoglimento del ricorso amministrativo senza rinvio alla Consulta, accoglimento con rinvio alla Corte per i profili di costituzionalità, o infine rigetto dei ricorsi su tutta la linea. Vista la complessità della faccenda, i diretti interessati si aspettano tempi non brevi, con una decisione prima della pausa estiva.
«È stata una discussione ampia, con molte interlocuzioni, e il caso sarà vagliato con grande serietà- spiega l'avvocato Quarta - il presidente Gabricci è incisivo e rapido ma data la complessità della vicenda non prevedo una decisione in tempi rapidi. La questione in termini generali è piuttosto rilevante, il collegio è particolarmente attento e mi aspetto che si prendano il giusto tempo».
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