Da quando cè larea C la città è più chiara. Perché? Ma perché le code dei taxi bianchi nei relativi posteggi sono interminabili. Una macchia di candore che abbacina. Finestrini aperti, vere conchiglie: in attesa dellondata di clienti che non giunge mai. Un po arrabbiati, un po fatalisti questi tassisti. «Guardi, per capire come ci va basta girare un po lo sguardo intorno - dice Domenico Baldo -. In giro non cè nessuno. Sembra di vagare nel deserto». Per carità, commenta qualche collega in coda, saranno più felici le signore col cagnolino, ma la Milano bucolica allinglesina Beatrix Potter non dà il pane. E tutti rimarcano che se qualcuno pensa che Milano sia appunto come Londra ha fatto i calcoli sbagliati.
«Prima la crisi, poi i rincari della benzina. Ci mancava solo larea C. Il lavoro si è volatizzato. Non era mai accaduto che la nostra fila da San Babila arrivasse fino a via Mascagni. Qualcuno si illude che laria sia più pulita, ma non è vero» dichiara Sara Baruffi. Il traffico si è assottigliato, si guida meglio e quindi le tensioni nervose sono diminuite fuori dallautomobile, ma dentro le lamentele piovono. «I residenti sono proprio arrabbiati, non vogliono saperne di continuare a pagare - confessa Mario, su Zulu 78 -. Inoltre mi sembra che i turisti non siano per niente informati. In teoria le nostre corse avrebbero dovuto aumentare, invece lattività si è parecchio ridotta».
A non ridursi sono invece le auto in colonna in piazza della Repubblica. Tra le 19.20 e le 19.28 i motori dei milanesi, rigorosamente accesi e quindi inquinanti, rombano uno dietro laltro in attesa dello scatto delle 19.30, quando la mitica area cala il sipario e allora si può guadare e... guidare. «Se non fosse tragico, lo spettacolo ha in sé una sua comicità. Li vedi in attesa, frementi, tutti pronti e non spengono i motori. Sa perché non posso commentare larea C? Lavoro solo di notte, quando il C non cè» sorride Stefano Puliserpio, in attesa nei pressi della Scala.
Si saranno smagrite le vetture, ma qualcuno spiffera che si sono ingrassate le biciclette che non smettono di importunare, anzi si comportano ancora più liberamente, padrone ormai dellaia, più che area, simil campestre. Marco Scapazzo, unica voce positiva in un coro di nervosa rassegnazione, ci scherza su. «Sono meno stanco la sera quando torno a casa. Cè più competizione tra noi tassisti per accaparrarsi la corsa, possiamo andare più veloci. A me la gente in giro sembra più contenta e le richieste si incrementano».
In effetti la logica avrebbe voluto che, non potendo servirsi del proprio volante, i milanesi usassero maggiormente il sedile del taxi. Invece no. La matematica smentisce. «Non sappiamo il perché.
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