Tecnica e carattere: il violino di Kavakos solista alla Scala

Questa sera il talentuoso musicista greco suona con la Filarmonica. Dirige Albrecht

Piera Anna FraniniLeonidas Kavakos, di Atene, classe 1967, è il violinista numero uno della sua generazione: tecnica di ferro ma non esibita, suono pulito e terso, testa brillante e temperamento di fuoco. Oggi è atteso alla Scala, solista con la Filarmonica della Scala. Un'orchestra con cui ha instaurato un rapporto lungo, solido, e improntato a simpatia: non capita a tutti i solisti di ritrovarsi una fila di orchestrali in camerino per congratularsi della serata. Con Kavakos accade immancabilmente. A Milano esegue il Concerto n. 2 di Bela Bartók. Sul podio, tuttavia, non ci sarà Daniel Harding che ha dovuto rinunciare per un lutto in famiglia. Lo sostituisce Marc Albrecht, avvisato a poche ore dall'inizio delle prove, e che comunque riesce a dirigere lo stesso programma di Harding ad eccezione di Ritter Pasman di Johann Strauss sostituito con Träumerei am Kamin, Interludio sinfonico op. 72 di Richard Strauss. Lo precede l'Ouverture da Die Fledermaus di Johann Strauss. In chiusura, la Suite dall'Opera Der Rosenkavalier, di Richard Strauss. Oggi il concerto e ieri le prove aperte a favore di Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta. Kavakos tornerà a Milano il 29 febbraio, su invito delle Serate Musicali. Qui sarà impegnato nelle pagine dell'ultimo cd Decca, in uscita il primo aprile e con Enrico Pace al pianoforte. Sarà un cd nel segno del virtuosismo, quello consegnato da Paganini, Sarasate, Wieniawski, Dvorak e Stravinsky.Il nome di Kavakos si è da poco aggiunto a una lista di rilievo. Quella dei vincitori del premio Léonie Sonning, tra essi Pierre Boulez, Mstislav Rostropovich, Benjamin Britten, Igor Stravinskij, Leonard Bernstein. Solo quattro violinisti hanno vinto prima di lui: Yehudi Menuhin (1972), Isaac Stern (1982), Gidon Kremer (1989) e Anne-Sophie Mutter (2001). Il premio equivale a 100mila euro. Un'incoronazione ufficiale, dunque, per questo violinista greco, carriera internazionale ma residenza immutata - e difesa - ad Atene. Kavakos non manca di comunicare la sua sofferenza per un Paese in profonda crisi. «Il mio e il suo Paese sono il midollo del sapere universale. Tutto è nato da noi. Ora, però, quanto contiamo nel mondo anche da questo punto di vista?» lamenta. Impegnato in un'attività che dà molto ma si prende tutto, in una nostra intervista osservò: «Mi guadagno la vita con ogni nota, lavoro sodo, perché devo pagare il salario delle persone che il mio Stato assume in modo spropositato? Pare di essere nell'epoca sovietica. La Grecia ha un'economia di tipo sovietico: non produce nulla e vuole tutto. Poi ha un apparato pubblico debordante».Era sovietica che Gidon Kremer, altro violinista epocale, ha vissuto sulla propria pelle poiché nato nel 1947 a Riga e poi trasferitosi a Mosca. Dopo il collasso dell'URSS, ha fondato un'orchestra, la Kremerata Baltica, attesa stasera in Conservatorio per le Serate Musicali (ore 21).

Un violinista dalla grinta selvaggia e tumultuosa che suonerà un Nicolò Amati Lam ex Collin 1669, pezzo raro del Museo del violino di Cremona. Che si presenta alle ore 19.30 con un cortometraggio, presenti Virginia Villa (Ddg del Museo), Fausto Cacciari (conservatore collezioni) e Paolo Bodini (Presidente Friends of Stradivari).

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