Tensioni Lega-centristi su Milano e comunali Ma in Regione è tregua

Gli alfaniani: «Leali solo al programma». Maroni: «Avanti così» Il vero braccio di ferro è su Salvini candidato e le amministrative

La Lega da una parte, i centristi dall'altra. La tensione c'è, nessuno la nasconde e si riflette soprattutto sulla partita delle Comunali. Ma anche in Regione cominciano i distinguo. Il gruppo Ncd esclude un'uscita dalla giunta ma comincia a mettere i paletti: «Non siamo disposti - avverte - ad avallare acriticamente iniziative non previste nel programma, rispetto alle quali valuteremo volta per volta il nostro voto e che ci riteniamo liberi di non sostenere». Confermata la fedeltà al programma e la lealtà col governatore: «Stiamo lavorando molto bene con Maroni» dice il coordinatore lombardo Alessandro Colucci. C'è da credergli, visto che Maroni rappresenta agli occhi dei centristi la Lega «buona», quella su cui scommettere, da Roma all'ultimo dei Comuni che andranno al voto. I leghisti, da parte loro, smentiscono «strigliate» del segretario Matteo Salvini e scenari di crisi. Nessuno, oggi, ha interesse a far traballare davvero il Pirellone. Anzi, la compattezza trovata in alcuni passaggi delicati, fra i quali la legge anti-moschee, sta lì a dimostrare che l'alleanza regge. «Bene Alessandro Colucci - ha scritto ieri Maroni per sancire la tregua - non avevo dubbi su fatto che Ncd lombardo mantenga fede a impegni presi con cittadini. E un consigliere come Roberto Anelli conferma: «Oggi siamo al lavoro in commissione e sono tutti presenti. Non mi pare che ci siano problemi».

I problemi esistono, semmai, in prospettiva. E sono naturali, se si parla di Comunali e in particolare di Palazzo Marino, per non dire di prospettive politiche nazionali. Il vice presidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti descrive così la situazione: «In Regione l'Ncd è stata trattata con i guanti, non può certo lamentarsi. La situazione d'altra parte è il risultato delle elezioni e del mandato che abbiamo ricevuto e che è giusto portare avanti. Se invece parliamo di altri scenari futuro è difficile dire cosa accadrà, ma sicuramente il leader si chiama Matteo Salvini».

Questo, per i leghisti, vale sia in chiave politica che nella partita milanese: «Il cavallo di razza ce l'abbiamo noi - sintetizza il consigliere comunale Alessandro Morelli. Io riconosco gli altri come interlocutori, in Comune lavoriamo insieme e facciamo insieme tante battaglie, ma non sono loro a doverci invitare al tavolo. Parliamo di Ncd? È una forza che non ha consiglieri comunali». «La gente normale, quella che vuole un'alternativa a Pisapia - rincara Cecchetti - non spera certo in Maurizio Lupi, ma acclama Matteo Salvini». E il nome di Salvini per i centristi è il problema. «Da solo - dice il coordinatore comunale Ncd Nicolò Mardegan - andrebbe a regalare Milano alla sinistra». Lo ha teorizzato anche l'ex ministro Mario Mauro nell'intervista di eri al «Giornale»: «Salvini è fortissimo ma a Milano perderebbe». «Difficile che possa pensare di fare il sindaco di Milano senza la capacità di aggregare tutte le forze, anche civiche, del centrodestra» dichiara il capogruppo regionale Ncd Luca Del Gobbo.

«Se Salvini vuol continuare a inseguire consensi che lo portano a fare il capo dell'opposizione la sua candidatura è irricevibile - spiega Colucci - io spero che prevalga una Lega di governo, quella che ha conquistato tre Regioni». «La Lega è una ed è quella di Salvini - taglia corto Cecchetti - ora è tutto cambiato».

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