Tentano il colpo e poi sparano a padre e figlio

Tentano il colpo e poi sparano a padre e figlio

È entrato nel capannone per «vendere del rame» poi ha aperto il portellone posteriore della vettura, lasciando uscire un complice armato ed entrambi si sono lanciati sulla vittima. Franco Cangini ha reagito e non ha smesso neppure quando gli hanno sparato il primo colpo. Solo gli altri due lo hanno definitivamente fatto cadere moribondo. A quel punto gli aggressori sono fuggiti mentre il figlio Igor, ferito a una spalla, chiamava i carabinieri. Le ambulanze portavano i due in ospedale, dove però il padre arriva senza vita.
Ora, mentre si stanno cercando tracce e impronte degli assassini, gli investigatori sentono testimoni e scavano nella vita delle vittime, per capire se si sia trattato di un regolamento di conti o, forse più probabile, di una rapina finita male. Cangini, 48 anni, ha qualche vecchio precedente risalente alla fine degli anni '80 quando dunque aveva poco più di vent'anni. Dal terminale esce fuori droga, ricettazione e soldi falsi. Ma da allora è «sparito dai radar»: fosse stato un vero balordo, non se la cavava così a buon mercato. Certo c'è anche una denuncia del 2011 per smaltimento irregolare di rifiuti, «normale» per chi si occupa della materia. Cangini gestisce infatti un piccola ditta in via Sabin 42 a Settimo Milanese, che si occupa di trasporti, commercio di metalli, raccolta e smaltimento di rifiuti speciali e industriali.
Ieri mattina alle 7 è già nel suo capannone insieme al figlio Igor di 21 anni, quando arriva un'utilitaria. L'uomo alla guida scende e gli propone di acquistare del rame, Cangini lo fa entrare. Ma appena dentro, il «venditore» si cala un passamontagna, apre il portellone e fa uscire il complice anche lui mascherato e armato di pistola. Cangini è un omone grande grosso, non si spaventa e reagisce immediatamente, facendo volare schiaffi e pugni. Parte un primo colpo di pistola che però non lo abbatte, anzi centuplica le sue forze. La collutazione continua, arriva anche Igor, padre e figlio impugnano quel che capita, un badile, un tronchese persino un attaccapanni in metallo. I banditi sembrano avere la peggio, perdono la testa e riprendono a sparare: altri quattro colpi, due colpiscono nuovamente Franco, uno Igor.
A questo punto gli aggressori scappano, il ragazzo chiama i soccorsi. Franco viene portato al San Carlo, ma vi giunge ormai privo di vita. I medici conteranno tre ferite, due al torace, una all'inguine. Il figlio va al Saccco: se la cava con un buco alla spalla.

La squadra rilievi raccoglie 5 bossoli 9 «corto», segno che un colpo è andato a vuoto, e ogni tipo di traccia. Recuperato anche l'hard disk delle telecamere a protezione dello stabilmento, nella speranza abbiano inquadrato i volti degli assassini. In tal caso avrebbero già le ore contate.

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