Ticket gratis, un lombardo su tre bara

In Lombardia uno su tre bara sul ticket. Dichiara il falso nell'autocertificazione e risulta esente quando esente non dovrebbe essere. Il trucchetto è semplice e raramente viene scoperto. La denuncia arriva dalla Cisl medici che presenta delle stime approssimative ma che è convinta del bluff sanitario: sia per l'acquisto di farmaci sia per le visite specialistiche.
La rete dei controlli in effetti è a maglie molto larghe. Funziona così: il modulo dell'autocertificazione viene compilato dal paziente e consegnato alla Asl di riferimento. L'Asl dovrebbe verificare la validità del certificato - o delegare la Guardia di Finanza a farlo - e poi girarlo al medico di base. A questo punto il modulo finisce in uno schedario on line e il nominativo del paziente viene inserito nell'elenco dei cittadini esenti dal pagamento del ticket. Fine. E così c'è chi, da anni, va avanti a sbafo senza sborsare un euro né per i medicinali della famiglia né per gli esami specialistici, nemmeno i più costosi per le casse regionali. Insomma, il modulo viene accettato per vero, sulla buona fede, e, prima che vengano completati i controlli, il paziente fa a tempo a fare di tutto gratis.
La piaga sanitaria verrà sottoposta al nuovo assessore lombardo perché venga messo in piedi un meccanismo salva ticket. «Appena verrà nominato l'assessore - spiega Danilo Mazzacane, medico Cisl - organizzeremo un incontro. A noi preme affrontare la questione del ticket. Va salvato l'impianto voluto dalla precedente giunta Formigoni, con qualche miglioria».
Mazzacane ne ha già discusso parecchie volte con l'ex direttore generale della Sanità Carlo Lucchina e si è fatto un'idea chiara dei motivi per cui il ticket funziona e di quelli per cui andrebbe ritoccato. «Tra i punti da rivedere c'è sicuramente il criterio delle esenzioni. Poi vanno corretti i parametri di reddito sulla base dei quali far pagare o no. Inoltre - spiega Mazzacane - è importante includere tra le esenzioni anche alcune patologie rare. Altrimenti per certi malati, affetti da sindromi poco conosciute, diventa impossibile curarsi».
Sicuramente si faranno controlli anti-furbetti più capillari. Già all'inizio dell'anno, l'assessore alla Sanità Mario Melazzini era stato costretto a rivedere le fasce di reddito entro cui concedere l'esenzione, proprio perché gli sgambetti al sistema regionale erano stati parecchi e alcuni particolarmente antipatici. Sono stati scoperti casi di casalinghe con reddito quasi nullo che hanno presentato la richiesta per l'esenzione pur avendo il marito imprenditore.
La Cisl chiederà anche di rivedere il «paniere» dei Lea, i livelli essenziali di assistenza. «Ci sono delle visite che verrebbero rimborsate - spiega Mazzacane - ma che ormai non si effettuano più. E ce ne sono altri, all'avanguardia, che invece varrebbe la pena inserire tra i Lea. Esiste un elenco aggiornato delle prestazioni, risale al 2008, quando ministro era Livia Turco ma a quanto pare è ancora nel cassetto e non è stato mai applicato».
I sindacati tuttavia sostengono che vada salvato l'impianto dei ticket della giunta precedente. Uno degli aspetti migliori del sistema lombardo era la «proporzionalità» degli aumenti. Cioè: nel momento in cui il governo ha tagliato i fondi e ha lasciato a carico dei cittadini parte della spesa del ticket, la Regione, per non gravare troppo sulle tasche dei lombardi ha deciso di non imporre un aumento uguale su tutte le visite e gli esami. Ma ha optato per un incremento proporzionale e, in ogni caso, mai superiore al 30%.

La Cisl ora si dice assolutamente contraria all'eliminazione del ticket, come invece ha proposto Bersani. «Semmai una riduzione, ma mai la gratuità. Il meccanismo non starebbe in piedi e la prestazione sanitaria perderebbe di valore».

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