Accuse. Contro accuse. Botta e risposta. Poche stranezze. È il segno di tempi un po' radicalizzati. Zero curiosità e tanti «pianti». Il primo a lagnarsi è Alessandro De Chirico del coordinamento cittadino di Forza Italia. Lamentava gravi disaservizi ai danni di chi chiedeva il rilascio dei certificati sostitutivi della scheda elettorale. «Migliaia di elettori sono stati respinti per problema del sistema informatico». E, sempre a detta sua, in molti venivano rinviati in via Messina perché gli uffici decentrati erano chiusi. De Chirico rincarava la dose sostenendo che, a fare rimostranze, sarebbero stati pure i messi comunali, dai quali egli avrebbe appreso di un appalto assegnato a una società esterna per la gestione del cosiddetto «sistema informativo della popolazione».
Fin qui le accuse. Il Comune si è difeso con pochi concetti ma chiari e ha smentito che i distaccamenti anagrafici periferici fossero chiusi. Secondo l'amministrazione le operazioni di voto nelle 208 sedi elettorali e nelle 1249 sezioni si sono svolte regolarmente. Così come alacremente avrebbero lavorato gli addetti per fornire ail pubblico documenti sostitutivi. Secondo Palazzo Marino, alle 17 di ieri, risultavano emessi tremila certificati. Tutt'altro che inefficienza, insomma.
Altre accuse vengono invece all'indirizzo di una mancata manutenzione ed efficienza delle sedi elettorali. Nella scuola di via Gentilino 14 sarebbe stato accertato che gli ascensori ieri non erano in funzione. Il guasto avrebbe provocato problemi ad anziani e disabili che si sarebbero trovati in difficoltà a salire per le scale fino al primo piano, dove erano allestiti i loro seggi. Con la conseguenza che se Maometto non va alla montagna... i presidenti vanno dagli elettori anziani e disabili del caso. Quindi chiusura temporanea delle cabine. Sospensione delle operazioni di voto. Trasloco del seggio al pian terreno. «Imbucamento» in uno stanzino in cui far compilare la scheda al vecchietto di turno, in condizioni di segretezza a dir poco discutibili. Milano come Kabul, insomma. Squallido, voto uno come il piano da salire.
E infatti si veda il caso accaduto alla signora Bodini che accompagnava il marito, invalido al 100% e quasi cieco, al seggio 110 di via Pisacane, ma si è sentita dire che non poteva aiutarlo a votare, perché sprovvista dell'incartamento sanitario dell'Usl. Paradossale, voto zero. Al carente buon senso dei commissari, ovviamente.
Non potevano mancare le cosiddette lotte fratricide. Politici contro. E allora ecco il disappunto della rappresentante di lista di Fi che non è stata accettata perché in ritardo. Voto due. Alla sveglia senza pile. O al suo omologo a Desio che lamentava l'ingiustizia di essersi visto bocciare come rappresentante di lista perché non ha rispettato i termini. «Lui però l'hanno preso...» piangeva amare lacrime il tapino. Patetico. Rimandato alle prossime elezioni. Che tanto in Italia sono come gli esami di Eduardo. E non finiscono mai.
Ultimo crucifige, quello contro Alexis Tsipras, centro di gravità permanente dei No Expo e del frastagliato popolo dell'autonomia.
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