Se il «nostro» universo è fatto di stringhe ce lo dirà una ricerca di fisica dell'Università di Milano-Bicocca. Ovvero lo potrà dire il professor Alessandro Tomasiello, ricercatore di fisica teorica presso l'ateneo milanese. La stringhe, va ricordato, sono strutture sub atomiche ipotetiche, in questo momento uno dei principali oggetti di studio della scienza del nostro tempo. «La teoria delle stringhe è l'ipotesi secondo la quale tutte le particelle sono in realtà piccole corde vibranti - spiega il ricercatore che lavora nel capoluogo - Permetterebbe di risolvere i problemi che presenta la gravità ad alte energie. Inoltre unificherebbe la fisica, nel senso che ridurrebbe tutta la materia a un'unica entità».
Il lavoro scientifico del professor Tomasiello è stato ed è sviluppare uno studio che ha l'obiettivo di portare a una nuova rappresentazione della teoria della supergravità. La ricerca si concluderà il prossimo settembre, ma i primissimi risultati stanno già uscendo, alla spicciolata. «Che cosa abbiamo ottenuto? - prosegue - Delle nuove possibilità per la forma di queste dimensioni aggiuntive; nuovi fenomeni che avvengono quando le stringhe si trovano vicine a singolarità, cioè punti in cui lo spazio è appuntito invece che essere liscio». E ancora. La scienza attualmente sostiene che la supergravità prevede una stretta relazione tra i due tipi di particelle elementari alla base dell'universo, quelle che rappresentano la materia e quelle che descrivono la forza. In questa raffigurazione, forza e materia non sono variabili indipendenti ma viaggiano da sempre insieme. In sostanza una «riscrittura» della legge della relatività che unifica tutti i fenomeni fisici, semplificandone la comprensione.
«I nostri sensi - spiega lo scienziato - ci permettono di comprendere e raffigurarci tre dimensioni. Per dimostrare l'esistenza di altre dimensioni è innanzitutto necessario capire che forma hanno, tenendo conto che l'ipotesi attuale è che queste dimensioni aggiuntive siano arrotolate su se stesse come delle chiocciole infinitamente piccole e tutte collegate fra di loro». Le dimensioni attualmente ipotizzate sono ben sei, che andrebbero ad aggiungersi alla larghezza, lunghezza e profondità comunemente conosciute. Tuttavia, l'essere umano non avrebbe possibilità di percepire queste ulteriori sei dimensioni perché, in confronto alle sue, sarebbero troppo piccole: per fare un esempio diverso, un lombrico su un cavo riesce solo a percepirne la lunghezza perché di dimensioni simili al cavo, ma una pulce ne comprenderebbe anche la larghezza, proprio perché più piccola del cavo stesso.
«Il
finanziamento conclude - ha mostrato ancora una volta che la ricerca italiana può e deve ambire a competere ai massimi livelli internazionali. Allo stesso tempo ci permette di creare importanti scambi al di fuori dall'Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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