Ostello Bello riapre e scommette sul futuro: la catena di ostelli fondata nel 2011 da un gruppo di professionisti milanesi non si è mai fermata, «sfruttando» il lockdown per lavorare ai nuovi ostelli di Genova, Firenze e Roma, cui seguirà Palermo che quadruplicano i posti letto (da 350 ad oltre 1500). Una scelta di coraggio fatta in uno scenario in continua evoluzione. «Abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l'ostacolo- racconta Carlo dalla Chiesa, ad del gruppo -. Ci hanno spinti l'amore per il nostro progetto e il senso del dovere: quando le cose si fanno difficili ci si rimbocca le maniche. Abbiamo raccolto i frutti di 10 anni di lavoro e di sacrifici e di una gestione molto oculata, sostenuta da una visione di lungo periodo». Tradotto: grazie alla solidità finanziaria la catena ha potuto indebitarsi ulteriormente per aprire 4 nuovi ostelli. Anche per loro, infatti, un anno e mezzo di chiusura e la perdita del 95 per cento del fatturato. Prima della pandemia Milano stava vivendo il suo momento d'oro dal punto di vista del turismo con 7,4 milioni di visitatori in città nel 2019, in crescita del 9 per cento rispetto al 2018...«Attenzione però perchè Milano non ha mai superato le città d'arte come Venezia e Roma, come si diceva». Quali previsioni per quest'estate? Secondo l'analisi predittiva dell'Istituto Nazionale Ricerche Turistiche di Unioncamere a luglio e agosto la presenza di stranieri in Italia segnerà un aumento del 32 per cento rispetto agli stessi mesi dello scorso anno...«Intanto possiamo dire che se avessi una catena di business hotel sarei più preoccupato - non si bilancia dalla Chiesa - perchè i cambiamenti del mondo del lavoro impongono grandi interrogativi. I nostri clienti hanno in media 25 anni, e i giovani sono l'avanguardia: sono vaccinati e pronti a viaggiare. Anche se Milano è inserita nel circuito delle metropoli internazionali, nelle ultime settimane abbiamo registrato un terzo di presenze in meno rispetto al 2019, mentre Genova, che ha il mare, sta andando meglio e Firenze soffre come tutte le città d'arte. A Milano quest'anno non c'è divertimento: non ci sono concerti, spettacoli, feste e le discoteche sono chiuse. Si è accorciato il tempo medio delle prenotazioni: il 40 per cento dei clienti prenota solo il giorno prima di arrivare quindi è difficile fare previsioni. Io poi sono palermitano quindi superstizioso! Posso dire che siamo preoccupati: abbiamo scommesso, è necessario stare con gli occhi aperti e i piedi per terra». Come sono cambiati i flussi degli stranieri? «Sono scomparsi gli asiatici, che rappresentavano il 30 per cento della nostra clientela: giovani, venivano a Milano per lo shopping e per San Siro...In città si discute di abbattere lo stadio quando ci sono turisti che venivano apposta per fare una visita e un selfie davanti al Meazza. Ecco io rifletterei su questo anche in termini di attrattività di Milano».
In aumento anche gli americani: turisti benestanti vaccinati che hanno voglia di viaggiare e poi inglesi, francesi e tedeschi.
A settembre tornerà il Salone del Mobile, dopo le discussioni tra gli operatori sull'opportunità di farlo, e la settimana della Moda, eventi che tutti vedono come punto di partenza per il rilancio di Milano e del sistema paese. Cosa ne pensate? «Credo che sia necessario avere un atteggiamento flessibile, non si può pensare di conservare la posizione. Il Salone fa bene a tutti, l' importante è conservare e alimentare l'idea della comunità».
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