Trasporto pubblico, vergogna privata

di Carlo Maria Lomartire

Ormai è chiarissimo per tutti: la giunta Pisapia e la sua maggioranza non hanno e non hanno mai avuto - nonostante un mitico e inconcludente Piano - una politica della mobilità e del trasporto pubblico.
Ormai a Palazzo Marino si annaspa scompostamente nel vuoto progettuale e si va avanti per tentativi. Era già evidente durante la campagna elettorale, per chi non avesse occhi chiusi e orecchie tappate dall'appartenenza partitica e dal pregiudizio ideologico. Era evidente ma ora, per effetto dei problemi creati dalla lunga carestia finanziaria, il fenomeno si manifesta in tutta la sua disastrosa gravità. E una giunta di sinistra, che nel suo Dna dovrebbe avere l'attitudine al massimo incentivo all'uso del trasporto pubblico non solo continua ad aumentare le tariffe con sadica pertinacia, ma arriva a sottrarre somme rilevanti - 55 milioni - all'Atm per tappare qua e là qualche falla nel bilancio comunale. E di chi, secondo Pisapia e compagni, la colpa di tutto questo? Dello Stato, naturalmente, del governo che sottrae risorse finanziarie ai comuni.

Il che è anche vero, ma proprio per questo, e a maggior ragione, si impongono delle scelte coerenti e coraggiose, e non mosse a casaccio come le sventole tirate all'aria da un pugile suonato.
E invece idee zero, progetti organici neanche a parlarne, se escludiamo un paio di slogan che gli uomini di Pisapia continuano a ripetere ossessivamente dai tempi, appunto, del campagna elettorale. (...)

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