"Tre bugie della sinistra sul referendum Noi tutti alle urne per il sì"

La coordinatrice di Forza Italia: «Battaglia concreta Io a 30 eventi, ci crediamo, il Pd inganna i cittadini»

"Tre bugie della sinistra sul referendum Noi tutti alle urne per il sì"

Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale e vice capogruppo di Forza Italia alla Camera, lei a quante iniziative sul referendum ha partecipato?

«Io avrò partecipato a una trentina di iniziative ed eventi di vario tipo. Forza Italia ne ha organizzati oltre cento».

Il coordinatore provinciale Graziano Musella ne ha contati 170. Non sembra un impegno formale. Insomma, ci credete davvero.

«È una battaglia culturale importante. Dopo il fallimento della riforma costituzionale di Renzi, che andava in senso opposto, e dopo la Delrio che ha abolito le province e depauperato i bilanci delle città metropolitane, adesso si va in direzione esattamente contraria, dando centralità al territorio, non in senso nordista».

Una battaglia referendaria liberale e nazionale di Fi.

«Certamente, si parla di un federalismo differenziato che sia in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini. L'esempio della Lombardia potrebbe essere seguito, ma altri al contrario potrebbero chiedere anche un po' più Stato»

Qualcuno dice che voi di Forza Italia ci avete creduto più della stessa Lega.

«Ma no, tutti hanno dato battaglia. Il punto è che non si tratta di una dissertazione astratta ma di una battaglia per avere meno tasse, scuole migliori, risorse per ambiente e beni culturali. Cose molto concrete. Alla faccia di chi dice che è inutile».

Giorgia Meloni ha manifestato aperto scetticismo.

«Un parere legittimo il suo, ma sul territorio si sono mobilitati tutti, anche le liste civiche e i sindaci».

E quale sarà il risultato in termini di affluenza?

«C'è una difficoltà sull'affluenza, non legata al referendum ma a tutte le scadenze elettorali. L'unico plebiscito lo abbiamo avuto contro Renzi ma in genere nelle tornate amministrative e politiche c'è un 50% di elettori che non va a votare, è un problema strutturale».

Maroni ha fissato come obiettivo il 34%, l'affluenza del referendum confermativo sul titolo quinto.

«L'obiettivo di Maroni è ragguardevole, considerato che i media nazionali l'hanno silenziato questo referendum. Tanti lombardi non lo sanno che si vota. Un gap informativo c'è stato, ci siamo scontrati contro un muro».

Ma se l'affluenza si fermerà al 30 si bloccherà tutto?

«No ma io spero vada più del 30%. Certo, più gente vota e meglio è. Poi voglio vedere anche quanti saranno i no. Io immagino una stragrande maggioranza di voti favorevoli, vedremo i risultati. Comunque ho visto che ogni sindaco ha calcolato il suo residuo fiscale, è un segnale importante, la battaglia sta passando. Se prevarrà il sì, Maroni avrà buon gioco nel rivendicare competenze e potrà ragionare del residuo fiscale che oggi ingrassa la spesa improduttiva».

...delle altre Regioni...

«Che la Lombardia voglia venir meno alla solidarietà con altre Regioni non è vero. Vuol fare la sua parte ma non con l'idea di buttare altri soldi».

Voto elettronico: è sicuro?

«Sono dell'idea che la Regione avrà disposto tutto al meglio».

Il sindaco Sala è per il Sì ma alla fine non voterà.

«Interessante che i sindaci del Pd si siano espressi, anche se con imbarazzo, per il sì. Chi è in prima linea è per il sì. Quello che ha tenuto il piede in tre scarpe è il Pd. Alfieri non andrà a votare, altri dicono che è inutile, qualcun altro si augura bassa partecipazione.

Sala ha detto sì un po' imbarazzato dentro un partito centralista. Una bugia è che il referendum costi troppo, altra che non serva, altra è che sia come in Catalogna: nulla di più falso. Il meccanismo che si attiva è previsto dalla Costituzione».

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