Treni, non c'è limite al peggio Lo sciopero blocca i trasporti

Treni, non c'è limite al peggio Lo sciopero blocca i trasporti

Gli altoparlanti in stazione tacciono. Non c'è nulla da annunciare, nemmeno i ritardi, nemmeno le soppressioni dei treni. A Cadorna va in scena il deserto dei tartari, la desolazione più completa. I quattro gatti che si piazzano sulle banchine ad aspettare vengono dissuasi dai pochi ferrovieri in servizio: «Da qui non parte niente, è inutile aspettare, andate via». I treni in servizio sono un centinaio (su 2.300) e fortunato chi riesce a prenderli.
Sembra impossibile dopo una settimana di agonia, tra software degli orari in tilt e neve. Ma a quanto pare al peggio non c'è mai fine nel dicembre nero dei trasporti. A bloccare completamente la circolazione (compreso il Malpensa Express) è lo sciopero indetto dai macchinisti dell'Orsa, insoddisfatti dal nuovo contratto che ha unito gli ex dipendenti di Rfi e di LeNord nella nuova società Trenord. L'appello della Cgil perché la protesta venisse rimandata non è stato accolto, ma i dipendenti dell'Orsa assicurano di aver dato la loro piena disponibilità per tutta la settimana per coprire turni e emergenze. «Ora però dobbiamo anche pensare al nostro contratto - spiega Adriano Coscia a nome dei macchinisti - C'è una vertenza aperta, non potevamo proprio spostare lo sciopero».
In stazione Centrale è tutto fermo: su 12 treni cancellati in un'ora ne restano in funzione solo due e, neanche a dirlo, sono in ritardo.
La protesta prosegue per 24 ore filate fino alle 2 di notte. Risultato: anche le corse si questa mattina sono a rischio poiché non sono stati posizionati i treni alle griglie di partenza nelle varie stazioni. Non c'è stato il tempo di spostarli dai depositi e, con tutta probabilità, ci saranno altri ritardi a catena.
Insomma, si apre un'altra settimana tragica per i pendolari. Agli sportelli informativi, gli addetti sostengono che a breve tutto tornerà nella norma ma i pendolari non ci credono, sono esasperati e furenti. E sventolano quell'abbonamento costato in media 100 euro.
Di colpo sembra che a Trenord non lavori più nessuno, che tutto sia crollato dopo l'arresto dell'amministratore Giuseppe Biesuz per la bancarotta della società che gestiva prima di occuparsi di treni. Ma se Trenord ha perso il timoniere (e i macchinisti), può contare su due squadre speciali di tecnici che stanno perdendo testa e sonno appresso al sistema informatico. Un team per cercare di ripristinare il nuovo software che deve coordinare i turni dei capo treno e gli orari, l'altra squadra per rianimare il vecchio sistema, che - maledetto quel giorno - non è stato salvato in un server di riserva.
A breve la Regione Lombardia nominerà il nuovo ad della società anche se, a dirla tutta, la poltrona lasciata di colpo da Biesuz non fa gola quasi a nessuno in vista delle elezioni regionali sempre più vicine. Trenord ha avviato un'indagine interna per scovare i responsabili del disastro informatico ma, secondo il responsabile dei trasporti di Legambiente Dario Balotta, l'inchiesta è stata affidata «agli stessi dirigenti che hanno firmato e voluto a tutti i costi, senza ascoltare i funzionari, l'ingresso del nuovo sistema operativo che sta ancora causando pesanti disagi ai pendolari e danni per 3 milioni di euro al giorno».

Dal canto suo, Trenord precisa che la commissione d'inchiesta interna sui disservizi «è al lavoro per la fase istruttoria, risponde direttamente al cda della società e non comprende dirigenti coinvolti nella diretta operatività».

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