Treno deragliato: al processo cento tra feriti e familiari

I pm allungano la lista delle parti offese che potranno chiedere i danni. A giorni la chiusura delle indagini

Cristina Bassi

Sono in tutto cento le parti offese indicate nel fascicolo dell'inchiesta sull'incidente ferroviario di Pioltello del 25 gennaio 2018. Ci sono le famiglie dei tre morti e le 97 persone che nel deragliamento sono rimaste ferite, in modo lieve o grave, o che hanno riportato traumi psicologici e disturbi da stress. Le parti offese potranno decidere di entrare come parte civile nel processo, quando comincerà e se ci saranno i rinvii a giudizio da parte del gup, e potranno ottenere un risarcimento danni dagli eventuali condannati.

La chiusura dell'indagine condotta dal pool guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano, molto complessa soprattutto per gli aspetti tecnici, è attesa a giorni. L'atto prelude di solito alle richieste di rinvio a giudizio da parte della Procura. Il numero delle vittime individuate dai pm è quindi aumentato rispetto ai circa 50 feriti di cui si era parlato all'indomani del disastro. In particolare nell'elenco figurano, oltre ai familiari delle tre passeggere rimaste uccise, 86 passeggeri tra feriti gravi e persone che lamentano traumi o disturbi psicologici a seguito dell'incidente. Undici persone, invece, hanno riportato lesioni con prognosi inferiore ai 40 giorni. Intanto si è saputo di due ulteriori indagati, che si aggiungono agli 11 già noti, accusati di disastro ferroviario colposo. Ci sono due manager e sette tra dipendenti e tecnici di Rfi (Rete ferroviaria italiana) e due manager di Trenord (per loro si profila una richiesta di archiviazione). E, appunto si è appreso, anche Amedeo Gargiulo, all'epoca dei fatti direttore dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, e un suo vice.

Secondo la relazione finale dei consulenti tecnici nominati dai pm, che ha occupato la gran parte dei mesi di indagine ed è stata depositata a marzo, il disastro di Pioltello è stato causato dallo «spezzone di rotaia» di 23 centimetri che «si è fratturato», nel cosiddetto «punto zero» del tratto ferroviario, a causa di «un danneggiamento ciclico irreversibile generato da condizioni di insufficiente manutenzione».

Inoltre «l'assenza dei controlli US (ultrasonori)» non ha consentito nemmeno di monitorare la «progressione irreversibile del danneggiamento del giunto» che era in cattive condizioni. Anzi, ci sono stati seri «ritardi» nella «sostituzione» proprio di quel giunto.

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