«Non è possibile, ma non erano stati garantiti i treni del mattino?». I pendolari sono furenti. Non sono ancora scattate le 9 che già devono fare i conti con le prime soppressioni e si trovano impotenti sui binari delle stazioni senza saper come raggiungere Milano. C'è chi si è alzato prima per arrivare puntuale al lavoro. Ma non c'è niente da fare, lo sciopero non risparmia nessuno.
I macchinisti tuttavia precisano che nessuno di loro si è azzardato a sforare gli orari prestabiliti per la protesta (dalle 9 alle 15). «Se prima di quell'ora c'è stata qualche soppressione - spiega Antonino Malara a nome dell'Orsa - non è stata nessuna forma di sciopero selvaggio. Piuttosto sarà stato qualche guasto dei locomotori. Che, in una giornata già complicata per i pendolari, ovviamente pesa di più sul traffico».
L'adesione allo sciopero è stata altissima: in base ai dati forniti dai sindacati, l'80% dei dipendenti ha partecipato alla protesta e non si è presentato al lavoro. Una delle tante giornate difficili per il popolo dei 700mila pendolari lombardi. Sicuramente non l'ultima. «Prevediamo un autunno caldo» annunciano fin d'ora i sindacati. E minacciano: «Potremmo farci sentire anche durante Expo». Che vorrebbe dire: disagi enormi per lombardi e turisti e una figuraccia agli occhi del mondo. Tuttavia i macchinisti dell'Orsa non vedono schiarite sulla questione del contratto post fusione fra LeNord e Trenitalia in Trenord e sono intenzionati ad andare fino in fondo nella loro battaglia contro l'azienda. Anche se dovesse durare fino al 2015.
«Siamo vittime di un contratto che non condividiamo - sostengono all'Orsa - Un contratto illegittimo che non è stato sottoscritto della sigla sindacale più rappresentativa dei dipendenti. E per di più quel contratto non viene nemmeno messo in pratica nel modo corretto». La fase di «rodaggio» infatti sembra riservare qualche intoppo. Pare che i dipendenti siano pagati in base ai parametri dell'anno scorso e debbano quindi restituire parte della busta paga all'azienda, sotto forma di trattenute o di ferie saltate. «È un caos». Ieri mattina un gruppo di sindacalisti ha anche manifestato davanti alla sede della Regione Lombardia. L'obbiettivo è mantenere alta l'attenzione su un nodo che non sembra vicino alla soluzione. Se a gennaio sembrava esserci qualche speranza con l'arrivo dell'amministratore delegato Luigi Legnani, dopo i primi incontri i rapporti so sono nuovamente raffreddati. I macchinisti non mollano e il braccio di ferro potrebbe durare ancora parecchio.
Gli unici a pagarne le spese ogni volta sono i pendolari. Per alleviare il loro disagio ieri Trenord ha istituito una serie di corse sostitutive, soprattutto sulla tratta del Malpensa Express.
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