Un milione e 200mila metri quadrati di terreno. Un tribunale nuovo di zecca per risolvere i problemi del vecchio palazzone di corso di Porta Vittoria, senza più infiltrazioni nei muri e senza più archivi straripanti di atti e cartelle. La cittadella della giustizia viene progettata su un'area di Porto di Mare (sulla linea gialla) e immaginata come una serie di palazzi ultra moderni di otto piani, corridoi di vetro e giardini pensili.
A fianco il carcere: un istituto di 220mila metri quadri, che farebbe tirare il fiato ai detenuti e ai secondini di San Vittore, stipati in 5.500 metri quadri. L'ambizioso progetto costa caro: si ipotizza un investimento superiore al miliardo di euro. La Regione punta all'autofinanziamento ma, consapevole di non poter coprire per intero i costi, lancia un appello al governo per ottenere fondi pubblici e ai privati perché investano.
«I lavori cominceranno entro il 2009» annunciano Regione e Comune. Poi non se ne parla più. Nessuno dice ad alta voce che il polo della giustizia non si realizzerà più ma mesi e mesi di silenzio e di tentennamenti decretano ufficialmente la morte della cittadella.
Nel 2009 al Pirellone viene organizzata una presentazione dei rendering in grande stile. Sono presenti tutti: il presidente Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Letizia Moratti, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della Corte d'appello Giuseppe Grecchi.
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