Coronavirus

Il Trivulzio nella bufera si difende dalle accuse: "Nessun picco di morti"

La casa di riposo: "A marzo 70 decessi, non c'è una strage nascosta per il Coronavirus"

Il Trivulzio nella bufera si difende dalle accuse: "Nessun picco di morti"

«Nessuna strage» tra i degenti del Pio Albergo Trivulzio. E il numero dei morti non è stato «nascosto» dalla struttura. Il Pat, nei giorni della bufera che lo investe, si difende dalle accuse. Comunica i dati dei pazienti che non ce l'hanno fatta: 70 nel marzo di quest'anno, contro i 52 del marzo 2019. Diciotto in più con l'esplodere dell'emergenza Coronavirus. Nel primo trimestre del 2020 sono stati 165, cinque in meno dello stesso periodo dello scorso anno. Sulle eventuali responsabilità della Rsa nella gestione del contagio il governatore Attilio Fontana, in un'intervista a Repubblica, ha detto: «Finora mi risultava che non fosse successo nulla. Chiederò un rapporto e se ci saranno decisioni da prendere o responsabilità da accertare vedremo». I vertici del Pat sono nominati congiuntamente dal Comune e dalla Regione. L'assessore al Welfare Giulio Gallera ha dichiarato che in questi giorni c'è stato un «travisamento della realtà». Riguardo alla distribuzione delle mascherine: «Hanno tempestivamente adottato le direttive». Le Rsa, in quanto «enti autonomi», dovevano «procurarsi i dispositivi per proprio conto».

Il Pat ha circa 1.100 ospiti totali. I decessi del mese scorso sono così distribuiti: 21 nell'hospice (16 nel marzo 2019 e 17 nel febbraio 2020), 28 della Rsa (15 nel marzo 2020 e 17 nel febbraio 2020), 21 nel reparto di riabilitazione (21 nel marzo 2019 e 10 nel febbraio 2020). Tra gli anziani morti il mese scorso, una decina aveva sintomi compatibili con l'infezione da Covid-19, anche se la casa di riposo non ha potuto effettuare i tamponi. Morti insabbiate? «Il dato di marzo era presente sul sito dell'istituto», spiega una nota. I decessi in più quest'anno? «Una situazione che non si configura come strage nascosta, ma conferma che al Pat non vi sia una situazione fuori controllo», rispondono i dirigenti. Per quanto riguarda il personale: «Tre dipendenti sono ricoverati con riferito tampone positivo. Non ci sono ulteriori segnalazioni di ricoveri di dipendenti, ma alcune assenze per sintomatologia febbrile disposte dal medico di medicina generale e monitorate». Sull'uso interno di mascherine il direttore sanitario Pierluigi Rossi sottolinea che per un mese, fino alla prima consegna di 5mila pezzi il 21 marzo, il Pat ha avuto a disposizione solo la propria scorta. Prima sono state date «al personale che ne aveva bisogno, secondo le linee guida». Agli operatori «esposti», continua Rossi, quelli a contatto con pazienti con problemi respiratori o di aree in cui vengono usati macchinari ad aerosol. «Abbiamo dovuto fare una scelta», aggiunge il ds. Che precisa: «Non era possibile darle a tutti», come invece chiedeva Luigi Bergamaschini, geriatra che collaborava con il Trivulzio. Il docente della Statale ha denunciato di essere stato allontanato, proprio perché chiedeva le mascherine per tutto il personale. «Abbiamo tentato di tutelarlo sospendendolo dall'attività clinica - ribatte Rossi -, essendo vicino alla pensione. Lui l'ha presa male». In relazione al caso Pat, come per altre case di riposo milanesi, indaga la Procura.

Parlando di questi fascicoli con Adnkronos, la responsabile del dipartimento Salute Tiziana Siciliano ha spiegato: «Contestiamo i reati di diffusione colposa di epidemia e di omicidio colposo».

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