Troppi medici anti-aborto, è polemica

Troppi medici anti-aborto, è polemica

La proposta è choccante: trasferire i medici obiettori di coscienza in altri ospedali per fare spazio agli abortisti. E promuovere bandi dedicati ai soli medici disponibili a praticare aborti. Il progetto è stato messo nero su bianco dalla vicepresidente del consiglio regionale del Pd, Sara Valmaggi, e presentato in conferenza stampa. Obiettivo: rendere più facili gli aborti e contrastare la situazione di strutture in cui la percentuale di medici abortisti è elevata. «In Lombardia la legge 194 è disattesa» la tesi della Valmaggi, smentita nei fatti dal numero vertiginoso di aborti praticati ogni anno in Regione.
Se l'aborto è un dramma per la donna, lo è anche per il medico. Il 67,8% dei ginecologi presenti nel 2012 nei presidi ospedalieri della Lombardia si è dichiarato obiettore di coscienza. Lo sono anche il 49,8% degli anestesisti e il 38,9% del personale infermieristico e ostetrico. In undici presidi ospedalieri lombardi (sui sessantatré che hanno un reparto di ostetricia e ginecologia) sono obiettori tutti i medici, il 100 per cento.
A Milano la percentuale più alta di medici obiettori è al Niguarda (85,7% dei ginecologi). Nel resto degli ospedali i numeri sono diversi: 55% al San Paolo, 42,3% al Sacco, 40,3% alla Mangiagalli, 27,3% al San Carlo. Cento per cento di obiettori nell'hinterland, al Bassini di Cinisello Balsamo. Tutti numeri che in ogni caso non fermano gli aborti: quando in una struttura i medici sono tutti obiettori, subentrano i «contrattisti», abortisti chiamati a sostituire i medici che si rifiutano di praticare aborti.
Le polemiche sono accese. Mario Mantovani, assessore regionale alla Sanità, contesta: «Sono bandi discriminanti per la professione medica. L'obiezione è un diritto garantito dalla legge. E vedo complesso che si possa invitare un medico a spostarsi perché è obiettore. Il contratto nazionale non lo prevede e la Regione non lo può imporre». Inoltre, «non mi risulta che a oggi sia mai stato negato il diritto di effettuare un'interruzione volontaria di gravidanza a nessuna donna lombarda».
E Mauro Parolini, capogruppo del Pdl in consiglio regionale, parla di «deportazione». E accusa: «La proposta del Pd rischia di discriminare i medici obiettori mettendo in discussione il loro diritto di scegliere». Aggiunge Parolini che solo un ospedale su sei ha la totalità di medici obiettori e che queste strutture non sono concentrate in un unico territorio. Ma soprattutto: «L'obiezione di coscienza è un diritto previsto dalla legge che tutela la libertà dei medici e sono convinto che la deportazione da un ospedale ad un altro non rientri nella buona gestione. Al contrario, sarebbe mobbing».
I dubbi, sia pure più blandi, non mancano anche all'interno del Pd. Il consigliere regionale Fabio Pizzul, osserva: «È dovere dell'istituzione garantire che ci debbano essere presidi sul territorio per applicare la 194, ma non è necessario che ciò accada in tutti gli ospedali.

E mi sembra una forzatura che tutti i luoghi debbano avere una percentuale stabilita per legge di obiettori. Oltre tutto, non mi sembra che da questo punto di vista ci sia una situazione drammatica». No anche ai bandi per soli abortisti: «Vedo profili di dubbia costituzionalità».

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